È stato svelato nel Cortile del Podestà il Drappellone del Palio del 2 luglio 2024, realizzato dall’artista barese Giovanni Gasparro. L’opera, che sarà presentata dal direttore della Pinacoteca Nazionale di Siena Axel Hémery, è stata accolta da un fragoroso applauso dal pubblico presente, che fremeva per conoscere l’oggetto del desiderio che andrà ad arricchire il museo della Contrada che vincerà la Carriera di Provenzano. Tante le persone accorse alla presentazione, per fortuna la cerimonia si è svolta regolarmente nel Cortile del Podestà nonostante le bizze del meteo nelle ore precedenti.
Il Drappellone omaggia in una valenza cromatica estremamente chiara, accentuandone l’afflato mistico e trascendente, la figura della Vergine. Il bianco azzurro del velo è il suo colore canonico simbolo di purezza. A contrasto, gli stemmi in basso e la figura del paggio, con tonalità più scure che riconducono alla dimensione mondana. Gasparro ha dipinto la Vergine nel registro superiore dell’opera, in una gloria di angeli, coronata come nell’effige venerata nell’insigne Collegiata di Santa Maria in Provenzano e guarda, con un mano posta sul petto, verso il basso, ovvero verso i fedeli e la verso la città di Siena, riunita per il Palio. Uno degli angeli regge un ferro di cavallo dorato, allusione alla corsa in Piazza del Campo. Nel registro inferiore del Drappellone trovano spazio gli stemmi dei tre Terzi della città, ovvero Terzo di San Martino, Terzo di Camollia e Terzo di Città. Un lembo del velo azzurro della Madonna di Provenzano, calato dal cielo, diventa esso stesso la seta con cui è forgiato il Drappellone, sorretto da un’asta anch’essa dorata, protraendosi verso il basso, per tutta l’estensione del Cencio. Il velo della Madonna è diventato il Drappellone. Un paggio, vestito con l’abito tradizionale nero e bianco, copricapo e Balzana sul petto, porta il Palio e si sporge discostando leggermente il velo/Drappellone, amplificando lo sdoppiamento tra reale ed irreale con cui è concepita l’immagine. Gli stemmi delle dieci Contrade che corrono il Palio di luglio sono dipinti ad altezza mediana, sul finto Drappellone azzurro, simulando un ricamo a filo d’oro. L’oro è attribuito al divino, le Contrade risultano così investite, idealmente, dalla benedizione della Vergine. Lo stesso oro raffigurante gli stemmi delle Contrade è quello utilizzato, nella banda di seta in cima al Drappellone, per celebrare gli ottanta anni dalla Liberazione di Siena avvenuta il 3 luglio 1944.
“Oltrepassare i limiti nel rispetto di noi stessi – ha commentato Nicoletta Fabio, Sindaco di Siena – contro l’immobilismo che spesso non ci fa vedere al di là del dito che punta alla luna e che ci fa perdere delle occasioni. Questo mi racconta il dipinto di Gasparro che non vuole fermarsi a una sola immagine, ma cerca di descriverci una profondità diversa, alta, divina. La potenza evocativa di questa Vergine che avvolge la città con il suo manto si completa con quella più terrena del paggio. Un po’ come avviene con la nostra Festa caratterizzata da valori aulici eterni, ma anche da attimi quotidiani. In questo si caratterizza la nostra forza, nel volersi superare sempre rispettando la propria identità”.
“Il Drappellone di Gasparro – ha spiegato Axel Hémery, direttore dei Musei nazionali di Siena – è audace nel suo classicismo. Forse è un’osservazione che potrebbe essere fatta per tutta la produzione pittorica dell’autore. Ma è singolare il modo in cui rinuncia alla narrazione per addentrarsi sulle vie del simbolo. E il simbolo primordiale per questo grande intenditore di religione e di mistica è il bianco immacolato della purezza e della perfezione morale. Un bianco che unisce il registro celeste e quello terreno. Un bianco che per un gioco di specchi è una ripetizione del Drappellone. Cioè, il soggetto del Drappellone è una Madonna di Provenzano che regge un Drappellone. E dietro questo atteggiamento c’è il dono del Palio alla Contrada e alla città e il rinnovo di un rapporto atavico di venerazione e di affetto. Dietro la semplicità apparente dell’immagine si nasconde una visione di vertigine. E di questo Cencio raffigurato, Gasparro fa capire la solidità, la resistenza ad essere piegata e abbracciata, senza mai strapparsi. Il lenzuolo è anche un sipario che si alza non solo su una piazza e una Carriera, ma innanzitutto sulla ‘città mondo’ di Siena. Per contrastare questa distesa di bianco, ci voleva un po’ di nero e per questo effetto non bastava la Balzana. L’idea scenografica più forte per portare questo nero sul Palio e in Piazza è la presenza dietro le quinte del porta Palio. Alzando il sipario, simboleggia la parte d’ombra che avvolge ogni mistero, ma allo stesso tempo è come se commentasse lo spettacolo alla maniera del coro della tragedia greca o del recitante delle cantate di Bach. Una presenza raddoppiata sul piano reale e simbolico”.
“In questi mesi intercorsi tra la mia nomina e il Palio – ha aggiunto il pittore Giovanni Gasparro – ho cercato di comprendere le dinamiche culturali, sociali, spirituali, e tutto ciò che si intreccia così singolarmente nel mondo del Palio e lo rende un universo fascinoso quanto indefinibile, nella sua unicità. Mi sono lasciato suggestionare piacevolmente dalla città, dai suoi abitanti e dalle sue splendide collezioni d’arte, che tanta parte hanno avuto nel mio processo di elaborazione creativa del Drappellone”.
Presenti al tavolo delle autorità durante la cerimonia anche l’artista che ha realizzato il Masgalano, Lara Androvandi, il filosofo Aldo Colonetti, che ha illustrato lo stesso Masgalano, Paolo Rossi, presidente del Gruppo Donatori di Sangue delle Contrade (l’associazione che ha offerto il Masgalano 2024), l’orafa Cosetta Francini, che ha realizzato il Premio speciale per i migliori alfieri del Palio del 2 luglio, Carlo Piperno, Priore della Contrada della Lupa (che ha offerto il Premio speciale), il Rettore del Magistrato delle Contrade, Emanuele Squarci, e il segretario generale del Comune di Siena, Giulio Nardi.