Una lettera che rischia di mettere la parola fine alle speranze di lavoro. E’ quella che si sono vista recapitare 26 dei 37 dipendenti di Paycare dello stabilimento di Monteriggioni dopo che, a fine ottobre, erano terminati i contratti di solidarietà. Non proprio un fulmine a ciel sereno ma certamente un nubifragio quando alcuni spiragli di sole s’intravedevano all’orizzonte.
“Ho ricevuto la comunicazione dell’apertura del licenziamento collettivo alle 14:57 di oggi quando ero in attesa invece di risentire o di vedermi con l’azienda per capire quale sarebbe stato il proseguimento perché si era in attesa di aprire le buste per questa nuova commessa”, spiega Daniela Miniero, segretaria Fiom Cgil Siena.
Ma il caso Paycare non è altro che uno dei tanti che rischiano di minare profondamente il tessuto produttivo, economico e sociale del territorio senese. Da qui la richiesta di un tavolo istituzionale di confronto che possa combattere un modello d’impresa lontano dai diritti dei lavoratori.
“Non è più accettabile che queste aziende, che siano imprese soggette a delocalizzazioni, che siano imprese che sono soggette a crisi per mancanza di commesse, che siano imprese che vivono un momento di difficoltà economica, qualsiasi sia siano le motivazioni delle crisi, siano accomunate tutte da questa modalità di trattare i lavoratori come merce in scadenza – prosegue Miniero -. Questo non è più tollerabile. Credo che questo comportamento vada stigmatizzato dalle istituzioni e che vada aperto un vero e proprio tavolo per cercare di dare un indirizzo diverso alla imprese del territorio. Veramente noi rischiamo altrimenti di vivere, non soltanto come sistema Paese Italia, ma come Siena, una fase di crisi e una recessione economica con delle ricadute sociali importanti e drammatiche senza precedenti”.