Vittima un detenuto tunisino: 4 poliziotti penitenziari sospesi, è la prima volta che viene contestato il reato di tortura a dei pubblici ufficiali. Indaga la Procura di Siena
Pestaggio a danno di un detenuto di nazionalità tunisino, con presunti atti di tortura. Per 4 agenti di Polizia Penitenziaria del carcere di Ranza, San Gimignano, è scattata la “sospensione immediata” dopo che questi erano stati destinatari di provvedimento di interdizione da parte dell’autorità giudiziaria. Saranno sottoposti a “doverose valutazioni disciplinari” i quindici che hanno ricevuto un avviso di garanzia. Lo ha disposto il Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria) informato dalla Procura della Repubblica di Siena che indaga, come riporta oggi La Repubblica, su un episodio di pestaggio ai danni di un tunisino che sarebbe avvenuto nel carcere di San Gimignano. Agli agenti in servizio è stato contestato anche il reato di tortura, la prima volta che tale reato di tortura viene mosso contro dei pubblici ufficiali.
Come racconta Il Corriere della Sera, secondo la procura di Siena gli agenti avrebbero picchiato ed umiliato il detenuto tunisino costretto anche ad abbassarsi i pantaloni mentre subiva insulti con frasi razziste. L’uomo, sempre secondo le ipotesi dell’accusa, sarebbe stato minacciato e terrorizzato dai poliziotti tanto da rifiutarsi persino la visita dal medico e di denunciare i suoi presunti aguzzini. A farlo invece sono stati alcuni carcerati che hanno assistito alle vessazioni e sarebbero stati anch’essi minacciati dagli agenti di custodia. A confermare il racconto dei detenuti, che hanno inviato lettere alla procura a alle autorità del ministero, ci sarebbero alcuni video filmati dalle telecamere interne del carcere.
L’indagine definita dal Dap “complessa e delicata”, ha interessato 15 poliziotti penitenziari in servizio nel carcere di San Gimignano e trae origine dalla denuncia fatta da alcuni detenuti su presunti pestaggi avvenuti all’interno del’istituto toscano. Le accuse formulate dalla Procura di Siena vanno dalle minacce alle lesioni aggravate, al falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale, alla tortura.
Nell’avviare l’iter dei provvedimenti amministrativi di propria competenza, il Dap confida “in un accurato e pronto accertamento da parte della magistratura”, ma al tempo stesso esprime “la massima fiducia nei confronti dell’operato e della professionalità degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria che svolgono in maniera eticamente impeccabile il loro lavoro”. Solo l’ultimo di una lunga sequela di casi denunciati a San Gimignano, la cui situazione è sempre più calda.