Peste Suina a Siena, Vivarelli: “Monitoraggi entro metà settembre”

Controlli a tappeto nelle aree vocate ma i rilevamenti non interesseranno tutto il territorio

Di Cristian Lamorte | 3 Settembre 2024 alle 18:30

Sono 24 i focolai di peste suina africana in tutta Italia e, sul panorama nazionale, il livello di guardia è altissimo. Nei giorni scorsi il primo caso registrato anche in Toscana, ai confini con la liguria, ha fatto scattare l’allarme e soprattutto l’ordinanza firmata dal presidente regionale Eugenio Giani per rafforzare i controlli. Sbagliato parlare di epidemia ma il monitoraggio è essenziale per scongiurare il peggio per allevatori e non solo.

“Per le notizie che abbiamo in Toscana c’è un solo focolaio in un comune che si chiama Zeri – ha detto il presidente dell’Atc 3 Siena Nord Roberto Vivarelli -. Sono stati fatti dei ritrovamenti e sono cosiddette zone rosse dove non si può, non solo non cacciare, ma neppure andare nei boschi a raccogliere i funghi o a camminare. Tutto questo perché questa peste suina africana non è dannosa per l’uomo ma può contagiare gli allevamenti tramite l’uomo. In tutti i casi rilevati in Emilia Romagna dove ci sono grossi allevamenti non ce l’ha portata il cinghiale bensì l’uomo perché si trasmette anche attraverso gli indumenti”.

Allo scopo di prevenzione anche in provincia di Siena scatteranno dei monitoraggi mirati entro la metà di questo mese, ma la lente sarà puntata solo sulle aree vocate. Una piccola parte di quel territorio dove potrebbe attecchire la peste suina africana.

“La situazione è monitorata tanto che entro metà settembre tutte le squadre della Toscana faranno un monitoraggio delle aree vocate per vedere se ci sono ritrovamenti di animali che poi sarebbero segnalati all’autorità veterinaria per gli esami del caso – ha sottolineato Vivarelli -. Vorrei aggiungere però che i rilevamenti nelle aree vocate non bastano perché tutto il resto del territorio non è esente e sarebbero necessari anche lì i monitoraggi. Altrimenti conosciamo solo un 25% del territorio, sarebbe importantissimo”.

Cristian Lamorte

Giornalista dal 2006 ama il suo mestiere perché gli consente di alzarsi ogni mattina senza sapere cosa farà del resto del giorno. Ama le storie, quelle da leggere e quelle da raccontare. Detesta chi guarda invece che osservare, predilige un ricco silenzio ad un povero sproloquio. Nel tempo libero si dedica ai libri e al cammino, in un costante passo dopo passo lungo la linea sottile tra ragione e follia. La stessa linea che lo spinge a ricercare ogni giorno, dopo essersi svegliato, una nuova pagina da scrivere.



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