1500 firme consegnate ai parlamentari del territorio senese insieme ad un documento per chiedere contributi a fondo perduto, credito di imposta sugli affitti, detassazione o rottamazione magazzino, cassa integrazione per tutto il 2021, tassazione per i colossi del web.
La petizione “Nessuno rimarrà indietro? La perdita di fatturato non ha codici ateco” avviata sette giorni prima da Confesercenti e Confcommercio Siena ha voluto testimoniare alle forze politiche rappresentate in Parlamento tutto il disagio che stanno vivendo in questa fase le imprese ed i lavoratori autonomi del nostro territorio: i firmatari, infatti, chiedono un allargamento delle misure di sostegno, in particolare con l’estensione dei ristori anche alla attività che fin qui ne sono rimaste escluse, la cassa integrazione per i dipendenti estesa a tutto il 2021, il credito d’imposta sugli affitti, la detassazione o rottamazione delle rimanenze di magazzino, un’effettiva web tax. Esigenze esposte nel pomeriggio del 23 novembre su piattaforma digitale da Stefano Bernardini, presidente Confcommercio Siena, Leonardo Nannini, presidente Confesercenti Siena, Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena e Valter Fucecchi, direttore Confesercenti Siena. Della parte politica hanno preso parte all’iniziativa Susanna Cenni (PD), Cosimo Maria Ferri (Italia Viva), Massimo Mallegni (Forza Italia), Luca Migliorino (Cinque Stelle), Tiziana Nisini (Lega), Riccardo Zucconi (Fratelli d’Italia). Tante le imprese dei vari settori (commercio, ristorazione, turismo) collegate via web.
La petizione – “Il punto di partenza è il malessere delle categorie e le firme che abbiamo raccolto – ha detto in apertura Stefano Bernardini, presidente Confcommercio Siena – Le nostre attività, i negozi, i ristoranti, gli alberghi, tutto il mondo delle professioni che ruota intorno al sistema delle imprese sono da mesi schiacciati da questo maledetto peso che si chiama COVID-19. Nessuno vuol far passare il problema sanitario in secondo ordine, tutt’altro, le nostre società sono piccole imprese familiari che si sono adoperate perché le attività fossero messe in sicurezza, per tutti. Purtroppo, quando la seconda ondata di contagi è arrivata, tutti i nostri sforzi sono risultati vani. I primi provvedimenti governativi hanno colpito di nuovo le nostre categorie. Tranne rare eccezioni, chi anche è aperto oggi a malapena riesce ad incassare qualche euro, non si coprono i costi fissi, che nessuno ci ha ridotto, a partire dall’affitto fino a alle bollette. Il nostro dramma è diventato il dramma dei nostri fornitori, in una catena di Sant’Antonio perversa che rischia di trascinare l’intero paese in un baratro economico, ma soprattutto sociale”. Ai parlamentari eletti in questo territorio Bernardini ha detto: “Sono certo che avete a cuore il futuro dei cittadini. Abbiate la forza, il coraggio, la determinazione di sostenerci, al di là degli schieramenti e delle contrapposizioni politiche”.
I direttori di Confcommercio e Confesercenti hanno illustrato i contenuti del documento stilato. In primo piano gli aiuti alle imprese. “Bisogna prendere il fatturato annuo, i ristori devono far riferimento al reale fatturato perso dalle aziende – ha detto Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena – Sono state escluse dai ristori tante attività imprenditoriali, in realtà le attività che hanno avuto stop sono di più di quelle che ci sono nei decreti, Altra tematica: la farraginosità delle procedure e le tempistiche, che devono essere più veloci. Un esempio? Il contributo alla filiera agro alimentare, che ha una sua logica, ma che viene gestita da Poste Italiane e per fare la domande c’è anche da pagare 30 euro di bollettino” .
Tra le altre richieste: l’ampliamento dei contributi per le realtà turistiche oltre i comuni capoluogo e l’estensione a tutto il territorio di pertinenza, non solo il centro storico. “A Siena, ad esempio, il peso del turismo è su tutto il territorio comunale, non si può dividere centro dalla periferia”
Sui ristori, le associazioni li chiedono per tutte le attività, perché tutte sono state toccate dalla pandemia e dalla riduzione di clientela. Chiedono una norma straordinaria che congeli tutte le morosità nei canoni di locazione da quando è iniziata la pandemia per e poi fare una previsione legata ad un dettato normativo non lasciato alla volontà delle parti. Chiedono di fare veloci, anche sul fisco: “vanno sospesi Isa sul 2020, dobbiamo rinviare la lotteria degli scontrini beffa verso il commercio (ci sarebbero ulteriori spese) – ha fatto notare Pracchia – e poi è assolutamente necessario la detassazione dei magazzini, soprattutto per il settore moda, la proroga per titoli di credito non pagati fino alla fine dell’emergenza mettendo fine alla preoccupazione che tanti hanno”
C’è poi un altro capitolo, i giganti del web. “In questo momento facciamo la conta delle aziende che chiudono e quelle che rimangono in piedi mentre c’è chi fa affari d’oro, ovvero i giganti dell’e-commerce, miliardi di vendita sono dirottati lì e non pagano sufficienti tasse – ha sottolineato Valter Fucecchi, direttore Confesercenti Siena – Il 71% del fatturato web è in mano a 20 aziende, il 95% alle prime 200. Intervenire fiscalmente è una priorità di cui abbiamo sentito parlare poco dal nostro Governo e dalla politica. Sappiamo che questo fenomeno non è temporaneo e non può essere bloccato, ma va tassato perché così possiamo recuperare risorse per la nostra rete commerciale”
Per facilitare la presenza on line del piccolo commercio potrebbero intervenire gli investimenti del recovery fund: “pensate a come saranno le nostre città senza vetrine, ne risentirebbe anche l’attrattività turistica – ha aggiunto Fucecchi – Non ci possiamo permettere una diversificazione commerciale che veda aziende che sono soggette ad una fiscalità precisa a confronto con soggetti che non pagano nulla. Questo è un elemento clue anche per capire cosa vogliamo nella rete commerciale di oggi e del futuro”.
Ed ancora, il documento presentato ai parlamentari parla di lavoro. La richiesta è che per tutto il 2021 ci siano ammortizzatori sociali per il settore terziario. “Non vogliamo disperdere personale umano, è un diritto per non usare due pesi e due misure”. E poi strumenti che diano più flessibilità alle aziende quando ci sarà ripartenza, dunque più flessibilità per lavoro stagionale e uso voucher. “Attenzione a non creare il fossato tra categorie protette e non protette, mi riferisco alle partite iva, perché si potrebbe andare verso forte malcontento sociale – ha concluso Fucecchi – Le imprese devono avere certezze sulla gestione delle risorse umane al momento della ripartenza, da qui la necessità di tornare ad usare voucher, la revisione fisco e l’estensione degli ammortizzatori sociali”.
Le voci dei parlamentari – Susanna Cenni (PD): “E utile ricordare che da gennaio di quest’anno una web tax c’è. La normativa internazionale rende arduo per un singolo paese intervenire su questo aspetto in modo efficace, ci aspettiamo di poter migliorare anche su un aspetto collegato, quello della contraffazione. Sui ristori condivido l’obiettivo di snellire: gli ammortizzatori sociali in questa fase sono fondamentali, anche in se in altre tavole rotonde c’era stato chi aveva chiesto di non prolungarli. Nella prossima legge di bilancio ci aspettiamo nuove misure per cultura e turismo. A monte di tutto, c’è bisogno che il virus si attenui”.
Cosimo Maria Ferri (Italia Viva): “Piena collaborazione con le associazioni di categoria, è importante ascoltare la voce dei commercianti, e dare risposte concrete. Penso sia fondamentale introdurre cedolare secca per gli affitti commerciali, ristori sganciati dai codici Ateco ma legati al fatturato, una riforma fiscale seria che consenta di scaricare interamente alle imprese tutte le somme investite nei magazzini. E’ un periodo difficile e abbiamo il dovere di lavorare insieme”.
Massimo Mallegni (Forza Italia): “Il nostro approccio è quello di collaborare per il bene delle imprese; ma alcuni degli interventi adottati nei mesi scorsi non sono stati efficaci, penso ad esempio al bonus vacanze, e bisognerebbe avere il coraggio di ammetterlo. In prospettiva c’è bisogno di intervenire sul cuneo fiscale, azzerare la tari e l’Imu sui beni strumentali”.
Luca Migliorino (Movimento 5 stelle): “non siamo perfetti, non saremo i migliori, ma non si può certo dire che in questi mesi le cose non siano state fatte. Adesso abbiano la necessità dello scostamento di bilancio, e vedremo tra le forze del Parlamento chi lo voterà. Ho sentito parlare di un anno bianco fiscale, ma non è praticabile. Nemmeno possiamo condividere l’ottica degli aiuti indistinti e generalizzati: ci sono aziende che in questi mesi hanno fatturato zero e altre che hanno fatturato molto, non possiamo mettere tutti sullo stesso piano”.
Tiziana Nisini (Lega): “Tanti sono gli emendamenti presentati nel Dl ristori che andrebbero incontro alle esigenze evidenziate oggi. Per questo, ho proposto di analizzare gli emendamenti presentati e segnalare quelli prioritari così da portarli all’attenzione del Governo. Quella di oggi è stata un’importante iniziativa, un momento di confronto tra parlamentari, commercianti e imprenditori. Spiace però apprendere che ancora oggi molti e concreti aiuti sono attesi dalla categoria”.
Riccardo Zucconi (Fratelli d’italia): “i giganti del web in Italia godono di troppi privilegi. I ristori scontano errori di impostazione: non si è messo in sicurezza il sistema imprenditoriale sotto il profilo dei costi fissi. Proposte fatte in tal senso sono andate a morire. La cassa integrazione ha anche un costo aziendale, ne andava configurata una specifica, e poi lo Stato deve ridurre il cuneo fiscale. L’inps ha già fatto circolare 4 circolari per la scadenza di metà novembre, avanti così e le imprese impazziscono”.
Risposte per sopravvivere – “Ringrazio tutti gli esponenti delle forze politiche che hanno partecipato e che sono certo porteranno il supporto alle nostre richieste – ha concluso Leonardo Nannizzi, presidente Confesercenti Siena – L’impegno che viene chiesto a noi deve essere anche della politica. Dobbiamo dare risposte per garantire la sopravvivenza al commercio, gli dobbiamo dare rispetto e dignità, imprenditori e lavoratori sono la stessa persona nel terziario, non ci sono ferie pagate, tfr, contributi sulle malattie, c’è il rischio di impresa, ma ora il rischio è incalcolabile. Il recovery fund deve essere usato per la digitalizzazione, l’implementazione di piattaforme per piccoli negozi e per la gestione della logistica. Nel prossimo fine settimana con il black Friday gestito dai grandi player del web verranno portati via circa 70milioni di fatturato. E sul territorio nazionale resteranno le briciole”.