“La mail con la richiesta di aiuto l’ho letta il 4 marzo ed era stata già letta. L’ho stampata e sono andata dal mio responsabile, Valentino Fanti, capo della segreteria”.
La conferma arriva da Lorenza Pieraccini, all’epoca dei fatti era nella segreteria dell’amministratore delegato Fabrizio Viola, sentita stamani dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, che però aggiunge un particolare: c’erano anche una-due persone dello staff della direzione che avevano accesso alla posta di Viola, oltre a lei stessa e Fanti.
Dalla ricostruzione della Polizia Postale di Genova quella mail sarebbe stata redatta dopo la morte. Pieraccini risponde con certezza che l’ha letta il giorno 4. “Sono sicurissima. Io seguivo l’amministratore delegato, in quel periodo Viola era fuori sede (era in ferie a Dubai ndr), io quel giorno vidi quella mail. Io incredula l’ho letta e riletta, l’ho stampata e sono andata dal dottor Fanti, perché mi agitava un po’. Era inusuale. Fanti era il responsabile della segreteria. Era un mio superiore in assenza del dottor Viola, sennò sarei andata da Viola. Fanti anche lui era perplesso, disse che “in genere chi lo dice non lo fa mai”. Io lo spronai a parlare con Rossi. Viola era all’estero, ho visto che la mail era stata aperta quindi ho dato per scontato che l’avesse letta. Quattro-cinque erano le persone che potevano leggere le mail – afferma pieraccini – ma non saprei dire chi fossero”.
“Di questa mail il giorno dopo la morte non ne abbiamo parlato con Fanti. Io però l’ho ricercata, ma non l’ho trovata, poi io non ho più controllato. Non mi sono confidata con nessuno. Era successa una cosa troppo grave. Io Viola penso che l’abbia vista, Fanti l’ha vista. Non mi ricordo se ne parlammo con Fanti dopo. Credevo che gli inquirenti mi convocassero dopo 2 giorni, visto il ruolo che ricoprivo, invece non è andata così. Con Davide Rossi i contatti erano giornalieri. Quel giorno l’ho sentito alle 14”. L’onorevole Migliorino sottoline a che risulta un contatto alle 18, una chiamata durata venti secondi. Pieraccini risponde che non ricorda.
“La sera del suicidio – ricorda Pieraccini – sono uscita un po’ prima del solito, proprio perchè Viola non era in sede, intorno alle 18. Ero fuori a cena con una mia amica, ero entrata a ristorante e mi ha chiamato l’autista del dottor Viola, che era andato a prenderlo, dandomi la notizia”.