Due settimane fa il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha confermato che anche la Pinacoteca Nazionale di Siena diventerà un museo autonomo, alla pari di alcuni dei musei più importanti sul territorio nazionale. “Spero che sia l’occasione di pensare una Pinacoteca grande, rivolta al futuro, non prigioniera della sua vecchia storia ma aperta al nuovo – commenta il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena e storico dell’arte Tomaso Montanari – Insomma, io credo che la Pinacoteca di Siena debba stare prima o poi al Santa Maria della Scala, perché è quello il luogo dove Cesare Brandi per esempio la voleva, ed è il luogo dove avrebbe più modo di incontrarsi con altre istituzioni, per esempio i dipartimenti di Storia dell’arte dell’Università di Siena e anche con noi che siamo molto più piccoli ma che esistiamo; un luogo dove non vadano solo i turisti”.
Ripensare l’organizzazione dei poli museali senesi: è questa l’idea lanciata da Montanari, che ai microfoni di Radio Siena Tv ha spiegato l’importanza di rendere la Pinacoteca non solo un polo di attrazione turistica, ma anche un centro di ricerca per la città. “La Pinacoteca di Siena deve essere innanzitutto per i senesi, e non nel senso prima i senesi politicamente e identitariamente, ma perché questi musei hanno senso se sono luoghi, scuole di vita e di umanità – prosegue il neo Rettore dell’Università per Stranieri – Deve essere un luogo vivo cioè dove la cultura si produce e si studia. Guardiamo il Louvre: è il più grande istituto di ricerche correlate d’Europa, non è soltanto un deposito di oggetti belli. E quella che Brandi chiamava l’Acropoli di Siena avrebbe tutte le carte in regola per diventarlo. Questo non vuol dire che dovrebbe essere solo per gli studiosi, potrebbero esserci ristoranti, luoghi per i bambini, il tutto dentro una produzione viva di riconoscenza”.