Il Piano Strutturale Intercomunale dell’Unione dei Comuni della Valdichiana recentemente adottato, prevede la costruzione di un grande polo logistico (50 ettari di superficie con 13 ettari costruibili) a poche centinaia di metri dal centro abitato del paese, su terreni bonificati e storicamente agricoli.
La notizia ha messo in stato di agitazione la piccola comunità locale, organizzatasi in un Comitato del No atto a sensibilizzare le istituzioni coinvolte affinché non concedano le autorizzazioni per questo insediamento industriale. Ciò avverrà attraverso una serie di iniziative di protesta e contestuali dibattiti finalizzati a indagare gli elementi negativi di questo intervento antropico che secondo i contestatori segnerà l’inizio della fine del mondo contadino in Valdichiana senese e di tutte le attività turistico ricettive della zona.
Il primo convegno sarà sabato 17 febbraio alle 16.30 presso l’hotel Apogeo a Bettolle. A riguardo della location va detto che la Pro Loco di Bettolle ha negato al Comitato l’uso della sala Polivalente che per regolamento (ancora non adottato formalmente) può essere data solo per eventi ludici, culturali ed informativi. Il tema dell’evento riguarderà il lavoro nei poli logistici: “Lavoro e sviluppo a quali condizioni?”. I relatori parleranno delle loro esperienze sul campo. Ad oggi hanno assicurato la propria presenza Sarah Caudiero, Coordinatvrice del Sicobas Prato e Firenze e Leonardo Bison giornalista archeologo esperto di tematiche culturali che collabora con il Fatto Quotidiano.
“Affronteremo la Questione Polo Logistico – spiegano gli organizzatori del Comitato No polo Logistico a Bettolle – ponendoci nella prospettiva di chi sarà chiamato a lavorarci e dunque a quali condizioni ? Ci informeremo degli aspetti negativi di un settore che non conosciamo perché non è caratteristico del nostro territorio da sempre a vocazione agricola, zootecnica, enogastronomia. E da qualche decennio con tendenza turistica che grazie al Cielo ha contribuito ad ammortizzare la perdita del settore artigianale, un tempo ricchezza per le nostre comunità. Ma mai abbiamo avuto vocazione industriale, perciò di interporti e poli logistici che muovono enormi quantità di merci a tutte le ore del giorno e della notte ne sappiamo poco. Così come ne sappiamo poco di appalti e sfruttamento nella logistica”.
“Dai giornali leggiamo che il settore è da decenni teatro di sfruttamento e caporalato. Attraverso gli appalti e subappalti, vengono costruite fitte reti per nascondere sfruttamento e lavoro nero ai danni di lavoratrici e lavoratori. Caporalato e ricatto nei magazzini che movimentano le merci che attraversano il pianeta per arrivare in tempo brevi nelle case di tutti. Merci smistate da centinaia di migliaia di persone che lavorano con tutele al limite e diritti precari. Una realtà che ha iniziato ad essere messa in discussione dalle lotte e dagli scioperi portati avanti dal 2011 da facchini con al fianco i sindacati di Base. E, dopo anni di denunce, anche dalle Procure che negli ultimi anni hanno commissariato grandi corrieri nazionali e sequestrato beni e conti correnti per indagini che riguardano lo sfruttamento della forza lavoro. Ci preoccupa che in questo territorio in nome dello sviluppo tutto economico, che asseconda le intenzioni del turbo-capitalismo piuttosto del progresso, si vuole portare avanti un’opera di cementificazione e inquinamento, in nome della creazione di posti di lavoro. Perciò ci pare più che legittimo chiederci: che tipo lavoro? A quali condizioni?” ci si chiede.