Non c’è pace per i pastori della provincia di Siena. Dopo i difficili anni legati prima alla pandemia poi all’aumento dei costi dei mangimi e delle bollette, non si arresta la situazione di grave disagio degli allevatori e dei produttori di latte. Anche in Val d’Orcia, a Pienza per l’esattezza, Elia Sardone, un giovane allevatore, fotografa la condizione difficile in cui versa la filiera ovina e caprina, dovuta a vari fattori: primo fra tutti il ripopolamento di predatori, quali lupi e ibridi, che assalgono sia di giorno che di notte le pecore al pascolo o nelle stalle. Ma a contribuire negativamente c’è anche il cambiamento climatico che influisce pesantemente riducendo infatti qualità e rese della produzione di latte.
“Il comparto ovicaprino sta attraversando da anni una profonda crisi – ha spiegato a Siena Tv – dovuta in primis al cambiamento delle stagioni, perchè gli animali non riescono più a pascolare come prima. Un fenomeno che si sta verificando da dieci anni a questa parte e in concomitanza si registra un aumento dei predatori, altra condizione che si sta rivelando assai complessa con cui convivere”.
Difficoltà che si traducono anche in numeri in negativo, solo nella provincia di Siena sono più che dimezzati gli animali allevati. Pure a Pienza, nonostante il “Pecorino” sia diventato un brand dal richiamo internazionale, gli inconvenienti e le incertezze segnano pesantemente questa attività.
“Le aziende oggi stanno chiudendo, soprattutto quelle più piccole, che erano essenziali per determinati territori, sia dal punto di vista paesaggistico che di tutela ambientale. Ci troviamo di fronte ad un forte calo di animali allevati e di conseguenza di produzione: basti pensare che nel comune di Pienza gli allevamenti di pecore si contano sulle dita di una mano. E Pienza è un nome che si vende da solo, questo dovrebbe far pensare alla portata del problema”.