E’ stata Anna Carli a presentare la medaglia di civica riconoscenza ricevuta da Ciro Castelli. Le parole di Anna Carli per Ciro Castelli, uno dei maggiori esperti di restauro della parte lignea dei dipinti su tavola, hanno raccontato la passione che Castelli mette da sempre nel suo lavoro e al tempo stesso la felicità che la sua città gli facesse un riconoscimento così grande.
La presentazione
Faccio la presentazione di Ciro Castelli attingendo anche da un simpatico colloquio con lui che ha confermato il suo carattere aperto e soprattutto la passione con la quale ha vissuto e sta vivendo la sua vita operativa, al tempo stesso felice, e, per la verità, un po’ stupito che la sua Città gli facesse un riconoscimento così grande.
Ciro Castelli nasce a Siena il 21 febbraio 1943 da una famiglia formata dal padre Vulierme Castelli, produttore e commerciante di legna da ardere e carbone, e dalla mamma Norma Fiaschi, casalinga. Ciro è il maggiore di altri tre fratelli. Come tanti ragazzi che gravitano intorno alla Parrocchia della Chiesa dei Servi di Maria, trascorre l’infanzia e l’adolescenza nel prato davanti alla grande basilica e la via che conduce alla Chiesa della Santissima Trinità è il campo da gioco per il pallone e per arrivare alla Contrada del Valdimontone.
Vive la sua infanzia con i tre fratelli minori, come lui stesso dice, nella normalità. E’ con l’adolescenza che ha momenti di tensione con il babbo del quale delude le aspettative a causa del suo totale disimpegno nello studio e a 14 anni abbandona definitivamente la frequenza dell’Istituto Sarrocchi.
Nasce così l’esigenza di un suo inserimento nel mondo del lavoro per “imparare un mestiere” e l’esperienza inizia in un laboratorio artigianale di falegnameria, il titolare del quale, il Signor Vannini, lo esorta dopo pochi anni a cercare una soluzione più idonea per imparare il mestiere a livelli più alti di qualificazione.
Segue il consiglio e prosegue la sua esperienza lavorativa presso la falegnameria “Finetti e Papi” in Via delle Vergini dove, all’esperienza artigianale del lavoro manuale fatto al banco, si aggiunge l’esperienza del lavoro legato all’uso di macchinari innovativi per il tempo. Funzionano infatti sulla base dello stesso principio che si troverà di fronte quando, dopo l’alluvione di Firenze del novembre 1966, sarà chiamato a intervenire per il restauro di tavole pittoriche al laboratorio presso la Fortezza da Basso. La formazione presso Finetti e Papi è importante per le competenze che acquisisce anche in rapporto al tipo di lavori in cui la Ditta è coinvolta da committenti significativi della Città.
Si va dagli arredi ordinati dalla Banca Monte dei Paschi sia per la Sede Centrale che per Filiali e Agenzie aperte fuori Siena, all’ allestimento di prestigiosi negozi come le Pelletterie Falchini ancora presenti in Via Banchi di Sotto.
Nei primi anni Sessanta proseguire il suo percorso di lavoro presso un’ altra impresa artigianale, la Ditta Petreni, con la quale inizia in maniera sistematica, come operaio, il lavoro di restauro dei materiali lignei, compreso quello effettuato al soffitto della Sala della Rocca, sede allora anche delle Assemblee della Banca, restauro durante i lavori di ristrutturazione della Sede centrale del Monte dei Paschi progettata dall’ Arch. Pierluigi Spadolini.
In quegli anni, nel tempo libero, segue e vive con assiduità e con passione anche la vita di Contrada nel Valdimontone; via Roma e il pratino dei Servi lo vedono vestirsi come comparsa e durante i Palii del 1960 e del 1963 entra in Piazza come tamburino.
Ma quegli anni sono anche quelli di svolta della sua vita che arriva nell’estate del 1963 quando, durante una vacanza a Follonica, incontra la donna della sua vita, e si sposa giovanissimo a 21 anni, dando vita al suo felice matrimonio con la moglie Argentina di cui ancora parla con visibile emozione, così come fa della figlia Cinzia, felice che lei, sì, sia stata studiosa e si sia laureata, e del nipote Andrea.
Con il matrimonio si trasferisce a Firenze
Qui inizia a lavorare presso la prestigiosa Falegnameria di Basilio Rangoni, presente ancora a Firenze dal 1889, dove inizia l’avventura di un lavoro che anni dopo deciderà di gestire in maniera autonoma. Quella mancanza di serietà che aveva contraddistinto la sua vita di studente viene completamente ribaltata dall’impegno e dalla passione che mette nel lavoro e che lo portano a vivere esperienze gratificanti, come dice lui, aiutato anche dalla fortuna.
Presso la Ditta Rangoni viene incaricato di lavorare a importanti interventi commissionati sia da Enti pubblici che da privati. Sotto la direzione della Soprintendenza fiorentina esegue il lavoro delle porte di alcune chiese fiorentine e pratesi ed è mandato a Milano per il lavoro di arredamento del negozio Pineider in P.zza S. Babila.
E’ a Milano che lo coglie l’alluvione di Firenze del 1966. Angosciato per quello che si trova di fronte al rientro in Città, raggiunge con grande difficoltà la famiglia e la sua sede di lavoro, ma, nonostante questo, viene immediatamente coinvolto nel far uscire Firenze dal grande disastro che l’ha colpita. Per una settimana lavora a togliere il fango dalla Chiesa di Ognissanti.
In quell’occasione, dopo il suo volontariato di “angelo del fango”, incontra e lavora sotto la guida di tre grandi studiosi, ricercatori, esperti nel campo del Restauro: Giovanni Urbani, collaboratore di Cesare Brandi e poi Direttore dell’Istituto Centrale del Restauro, Umberto Baldini, figura fondamentale per la conformazione di eccellenza dell’Opificio delle Pietre dure e Gaetano Lo Vullo, storico restauratore degli Uffizi. Questo, quindi, diventa per lui l’incontro con la pratica più aggiornata e consapevole delle problematiche tecniche e metodologiche legate al restauro e alla conservazione delle tavole dipinte attraverso una formazione sul campo iniziata il 14 novembre 1966 e proseguita fino a giugno 1967 presso la Limonaia di Boboli.
A seguito di questa significativa esperienza sceglie di lavorare in proprio e di diventare titolare di una ditta individuale. Ancora una volta il suo carattere, che non teme il rischio, e la sua passione per il lavoro, lo aiutano.
Da quel momento su incarico della Soprintendenza si trasferisce all’interno della Fortezza da Basso dove interviene nel restauro della parte lignea delle opere pittoriche danneggiate dall’alluvione. Si immergerà in un lavoro fondamentale per il patrimonio artistico anche se riferito ad un settore che non sarà mai così visibile al grande pubblico come la parte estetica del restauro pittorico. Il suo intervento curerà l’aspetto fisico della materia lignea, condizione basilare per la conservazione. Un’opera pittorica su tavola o una scultura lignea per essere preservate, per consentire la possibilità di ammirarle, ma prima ancora di studiarle, di leggerle e quindi di conservare il loro valore e la loro essenza immateriale hanno bisogno di essere mantenute vive attraverso la conservazione anche della loro costituzione fisica – materiale su cui il lavoro scultoreo e/o il dipinto poi si sono concretizzati per mano dell’artista.
Fino al 1972 Ciro Castelli continua a lavorare su incarico e sotto il controllo della Soprintendenza con la sua ditta individuale, ma è durante quell’anno che diventa dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione e poi del Ministero dei Beni Culturali e ambientali al momento della sua costituzione nel 1975. Da quel momento la sua vita torna ad essere legata a Siena. E questo avviene attraverso due diversi percorsi.
In alcuni casi viene chiamato ad operare per le consulenze o per il restauro di opere che si trovano in chiese o musei della nostra Città come la Croce trecentesca della chiesa dei Servi di Maria, la pala di Domenico Beccafumi “Incoronazione della Vergine” nella Chiesa di S. Spirito, e sempre di Domenico Beccafumi quattro tavole da un Cataletto dell’Arciconfraternita della Misericordia, esposte in Pinacoteca, l’opera del Maestro dei Santi Cosma e Damiano, detta “Madonna dei Mantellini” nella Chiesa del Carmine, la “Pala Tancredi” nella Chiesa di S. Domenico, opera nelle sue varie parti di Matteo di Giovanni, Francesco di Giorgio e Bernardino Fungai.
Ma il suo intervento e il suo lavoro significativo per la conservazione di opere attraverso le quali gli studiosi e i pubblici di cittadini e di turisti possono ancora godere dell’espressione dell’arte senese ha riguardato anche opere situate nel Museo di Asciano, nel Duomo e nel Museo di Pienza, nel Museo di Montalcino, nella Chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo di Montepescali e nel Museo Diocesano di Grosseto.
La sua attività per Siena si è concretizzata anche sul piano della consulenza e sull’intervento di restauro a supporto di altri operatori, sempre nell’ambito delle funzioni spettanti alla Soprintendenza ad altri organi di tutela del patrimonio artistico.
Questo è avvenuto alla fine degli anni ’90 per il restauro delle porte esterne del nostro Palazzo Comunale e nel 2010 in occasione della Mostra “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento” allestita al Santa Maria della Scala, ha fatto l’assistenza tecnica ed è intervenuto sulla manutenzione delle cinque sculture lignee dorate a figura intera di Jacopo della Quercia.
Attualmente sta seguendo come esperto indicato dalla Soprintendenza il restauro del supporto ligneo di due opere di Giovanni di Paolo la “Madonna dolente” e “S. Giovanni dolente” presso il Museo dell’opera della Metropolitana.
Il suo intervento a favore di opere dell’arte senese, e non solo, non si è limitato a quelle presenti in tutto il territorio toscano, ma le ha anche accompagnate insieme ai Soprintendenti fiorentini Antonio Paolucci e Cristina Acidini in occasione di prestiti fatti a Musei stranieri per Mostre organizzate in ambito europeo, ma anche a Mosca, negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone.
Per fortuna l’esperienza, le competenze e la passione per il suo lavoro di artigiano dell’arte Ciro Castelli lo sta tramandando. Dal 2010 al 2018 è stato chiamato da Paul Getty, nell’ambito delle attività della sua Fondazione, per il restauro di alcune opere e per la formazione di 8 allievi di cui solo 3 erano italiani.
Attualmente opera come formatore presso l’Opificio delle Pietre dure per un progetto finanziato dalla Cassa di Risparmio di Firenze, oggi Banca Intesa.
Il Concistoro del Mangia nell’assegnare questa medaglia ha riconosciuto in Ciro Castelli un cittadino, anche se non residente, che ha operato attraverso un lavoro di artigianato artistico importantissimo, che passa quasi sempre inosservato anche dagli amanti dell’arte, e del valore del quale, per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico, oggi Siena dà una significativa testimonianza, e lo fa attraverso il riconoscimento ad un senese impegnato anche nel trasmettere ai giovani conoscenza, impegno ed entusiasmo per questo lavoro, che possiamo sicuramente collocare tra quei “mestieri” di cui lamentiamo spesso la scomparsa e che potrà dare a questi giovani grandi soddisfazioni e alle opere dell’arte senese la possibilità di continuare ad essere segno tangibile del bello creato nel nostro territorio.