Degrado assoluto tra case in rovina, tetti franati e vegetazione selvaggia
Case pericolanti, tetti franati, piante infestanti. Ad abitare la grande tenuta di Presciano, alle porte di Siena, non ci sono più le famiglie che fino a qualche decennio fa animavano le strette strade del borgo senese. Una sessantina di antichi casali ed oltre 800 ettari di terra, immersi in uno splendido contesto paesaggistico: tutto lasciato morire nel silenzio più assordante. Lo stesso silenzio che si percepisce camminando tra le strade della vecchia tenuta, un silenzio che fa quasi paura. E pensare che fino a poco tempo fa si poteva considerare la frazione come un vero e proprio paese. Una storia contadina quella di presciano. A fine 1800 i Conti Caetani-Lovatelli rilevano la Tenuta, avviando la generale riorganizzazione dell’azienda agricola, con la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi poderi per i mezzadri. Nel 1944 scompare, senza lasciare eredi, la Contessa Calista Lovatelli. La nuda proprietà passa indonazione all’istituto per i ciechi s.Alessio di Roma, mentre l’usufrutto passa alla nipote Contessa Giuliana Gabrielli. Nel 1975 Alla morte della Contessa Gabrielli l’Istituto, diventa proprietario e gestore della Tenuta di Presciano.
Contattati telefonicamente, Dal centro regionale Sant’Alessio, fanno sapere che nel 2004 tramite una concessione, la tenuta di Presciano fu data alla piccola società agricola Clovis. L’atto di locazione fu annullato nel 2008 e successivamente ristipulato nell’aprile del 2010. Già nel 2011, il centro regionale Sant’Alessio lamenta il mancato pagamento del canone che oggi ammonta a più di due milioni di euro, oltre al totale abbandono della tenuta. tutt’ora presso il tribunale di Roma è in corso un giudizio tra le parti. Dal luglio 2018 la tenuta è stata conferita dal centro regionale nel proprio fondo immobiliare Sant’Alessio, il quale ha provveduto all’accertamento dell’interesse culturale.
Rimane inoltre da accertare l’entità e la tipologia di alcuni rifiuti prodotti dalla società Eco Inerti, operante in una piccola area del borgo, un tempo adibita a cava di pietra.
Nonostante le peripezie di carattere amministrativo e burocrativo, quel che è certo è che Presciano sta lentamente scomparendo. Un patrimonio immobiliare, ma anche culturale e umano, ingoiato dalla vegetazione. Ennesima vittima dell’incuria umana.
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