La Corte di Appello di Firenze ha confermato le condanne, con alcune riduzioni, per i 15 agenti della Polizia Penitenziaria del carcere di San Gimignano finiti a processo per il pestaggio di un detenuto tunisino nel 2018, sfociato secondo le accuse in tortura. Un verdetto “storico” in quanto per la prima volta veniva contestato in Italia il reato autonomo di tortura ad appartenenti alle forze dell’ordine.
I giudici hanno confermato in blocco le condanne già comminate dal Tribunale di Siena ai 10 agenti che avevano scelto il rito abbreviato, subendo pene dai 2 anni a 3 mesi fino ai 2 anni e 8 mesi, per tortura e lesioni aggravate.
Per i cinque agenti che avevano affrontato il rito ordinario, invece la Corte, pur confermando le condanne ha concesso le attenuanti generiche e disposto alcune riduzioni di pena: ai tre operatori col grado più alto sono state inflitte pene superiori a 4 anni (da 4 anni e 1 mese fino a 2 mesi), ad un agente una condanna 4 anni e ad un altro una pena da 3 anni e 8 mesi. Per loro, accusati a vario titolo, di tortura, falso e minaccia aggravata lo stesso procuratore generale Ettore Squillace Greco aveva chiesto riduzioni (si partiva dai 5-6 anni del primo grado) con pene comprese tra 3 anni e 10 mesi e 4 anni. Attese adesso entro 90 giorni le motivazioni, dopodichè le difese proporranno ricorso in Cassazione.