Presunte torture a Ranza, Sappe: "Video trasmesso dal Tg3, gogna mediatica"

Tuona il sindacato della polizia penitenziaria: "Decisione di trasmettere questo filmato è stata, a nostro avviso, di una gravità inaudita. Resi noti i volti di persone coinvolte nell’episodio"

Di Redazione | 28 Gennaio 2021 alle 14:55

Presunte torture a Ranza, Sappe: "Video trasmesso dal Tg3, gogna mediatica"

Dura protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE dopo che nell’edizione di ieri sera il telegiornale della terza rete RAI ha mandato in onda un servizio su presunti maltrattamenti di detenuti nel carcere di San Gimignano, trasmettendo anche un filmato registrato dal circuito chiuso televisivo del carcere.

“Quelle riprese, oggetto di prova di un processo ancora in corso, sono state mandate in onda senza curarsi in alcun modo del fatto che fossero riconoscibili i volti dei poliziotti penitenziari presenti nelle immagini.

“La decisione di trasmettere questo filmato è stata, a nostro avviso, di una gravità inaudita”, tuona Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha che ha indirizzato una dura nota di protesta alla Presidenza della Commissione  di Vigilanza sulla RAI, al Garante Nazionale della Privacy e al Procuratore della Repubblica di Siena. “Sono state rese pubbliche immagini che sono ancora oggetto di un processo in corso, e che, quindi, non dovrebbero essere divulgate prima che si sia arrivati al giudizio. Nonostante ciò, il servizio giornalistico ha chiaramente lasciato intendere che si trattava di episodi di maltrattamenti già accertati e addebitati ai protagonisti del video”. Per il SAPPE, si è tratto di un servizio di disinformazione pubblicata ai danni del Corpo di polizia penitenziaria in analogia alla “trasmissione Report, sempre di RAITRE, che la scorsa settimana aveva mandato in onda uno speciale sulle carceri nel corso del quale sono state montate una serie di immagini relative ad episodi avvenuti in alcune carceri del paese, perlopiù ancora oggetto di indagini  in corso di giudizio, presentandole come se fossero tutte testimonianze di soprusi già accertati della Polizia Penitenziaria”.

Capece depreca che nel servizio del TgTre “siano stati resi noti i volti di persone coinvolte nell’episodio che, fino a prova contraria, sono da considerare innocenti, esponendole ad un giudizio sommario dell’opinione pubblica che non potrà mai essere cancellato. Senza tener conto, poi, del rischio emergente per l’incolumità personale. Peraltro, nel procedimento penale tuttora in corso, sono stati rinviati a giudizio quattro poliziotti mentre nel filmato trasmesso sono visibili anche altri colleghi estranei alla vicenda processuale”.

Per il SAPPE, “dopo la trasmissione di Report sulle carceri, questo nuovo attacco alla Polizia Penitenziaria alimenta il sospetto che ci possa essere in atto una strategia mediatica, alla quale sta partecipando (consapevolmente o no) anche la terza rete pubblica, per screditare un Corpo di Polizia dello Stato. E questo sospetto induce a temere che si voglia alimentare la gogna mediatica contro la Polizia Penitenziaria – dipingendo i poliziotti come carnefici ed i delinquenti come vittime – allo scopo di delegittimare il Corpo e depotenziare il sistema dell’esecuzione penale”.

Da qui la richiesta del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria al Garante Nazionale di verificare se ci sia stata una grave violazione del Codice della Privacy, al Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI per la valutare la sussistenza di violazione del dovere di correttezza ed imparzialità da parte della RAI, quale organo di comunicazione pubblica, nonché al Procuratore della Repubblica di Siena di valutare se nella trasmissione del filmato oggetto di un procedimento penale in corso in primo grado di giudizio, possa essere rilevata una violazione del segreto processuale.



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