Il curatore Maurizio Accordi ha ripercorso la situazione finanziaria del club dal 2010 al 2013
E’ ripreso oggi al Tribunale di Siena, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Mosti, il processo sul crac dell’Ac Siena, la società bianconera fallita nel 2014. Sono 8 gli imputati, l’ex presidente Massimo Mezzaroma, la sorella Valentina, consulenti e componenti del cda Mario Lattari, Pier Paolo Sganga, Christian Pallanch, Alessandra Amato, Giuseppe Bernardini e Alberto Parri, Emma Capalbo, Riccardo Losi e Antonino Leggeri, che facevano parte del collegio sindacale, con i reati contestati a vario titolo che vanno dalla bancarotta preferenziale e fraudolenta per distrazione di denaro al ricorso abusivo al credito.
I pubblici ministeri Siro de Flammineis e Niccolò Ludovici hanno chiamato a testimoniare il curatore fallimentare Maurizio Accordi, che ha ricostruito la situazione economica-finanziaria della società, dal 2010 al 2013: secondo il teste, le perdite risalivano già precedentemente al passaggio di consegne tra Lombardi Stronati e la famiglia Mezzaroma, ma nonostante ciò la Covisoc – la commissione di vigilanza sulle società di calcio – ha sempre dato il disco verde “in bonis” a proseguire, vista la situazione patrimoniale e i bilanci presentati, che godevano delle iniezioni di capitale dell’azionista di maggioranza, contributi Lega, ricavi dalla vendita dei calciatori e delle corpose sponsorship di Banca Monte dei Paschi.
Secondo Accordi, gli stessi rendiconti presentavano al tempo stesso degli artifici, dati dalla vendita del marchio (su cui è aperta una parallela indagine della Procura di Siena) e la diversa attribuzione del “paracadute”, la cifra concessa dalla Lega Calcio alle società retrocesse in Serie B. Paradossalmente, nel 2013, a un anno dal fallimento, il bilancio è positivo: le prossime udienze, in cui sarà nuovamente ascoltato Accordi, serviranno per approfondire i passaggi che hanno portato alla non iscrizione della squadra al campionato di B della stagione 2014-2015, e quindi al fallimento.
C.C