In aula compariranno atleti, agenti e dirigenti Mps, fra cui anche l’ex presidente Mussari. Il primo teste sentito è un maggiore della Finanza che ha ricostruito le indagini sui reati fiscali
È iniziato oggi al Tribunale di Siena, di fronte al collegio del presidente Ottavio Mosti, il dibattimento del processo Time Out sul fallimento della Mens Sana Basket, dopo il no alla richiesta di patteggiamento a 4 anni avanzata dall’imputato, l’ex presidente e Gm Ferdinando Minucci, a giudizio a vario titolo con le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio, ricettazione, frode fiscale, bancarotta fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa denuncia, false comunicazioni sociali e ricorso abusivo al credito. In totale le contestazioni, molto complesse, ramificate e articolate, sono 42.
In aula si è prima provveduto a chiedere l’ammissioni dei testi di Procura e difesa: saranno complessivamente circa 140 (60 della Procura e 80 della difesa) i soggetti chiamati sul banco dei testimoni, fra cui ex giocatori professionisti, agenti, collaboratori della società, consulenti, ex dirigenti Mps (fra questi anche l’ex presidente Giuseppe Mussari). La strategia difensiva illustrata dall’avvocato di Minucci, Fabio Pisillo, è quella di portare in aula gruppi di testimoni legati alle singole contestazioni. Si discuterà nello specifico della contestata cessione del marchio e della relativa stima, dello sfilarsi dello sponsor Mps, reputato dalla difesa di Minucci un “tradimento” che avrebbe cagionato il dissesto societario, la congruità dei suoi compensi personali reputati dalla Procura distratti, il sistema della sovrafatturazione, i vari reati fiscali, l’interposizione di società fittizie nella gestione dei diritti d’immagine degli atleti. Si dibatterà anche di una somma fuori contabilità, utilizzata da Minucci per elaborare “contromisure agli attacchi mediatici dell’Olimpia Milano”, in quegli anni avversaria numero uno sul campo dei biancoverdi. La difesa porterà inoltre testimoni per raccontare il lavoro di Minucci in società, dagli esordi fino ai fasti degli Scudetti e delle Final Four di Euroleague.
Come primo teste dell’accusa è stato sentito e contro-esaminato il maggiore della Guardia di Finanza, Ida Perri, che ha coordinato le indagini fiscali sulle attività di Minucci e del suo sodalizio, reputato “un’associazione criminale”. Sono stati ricostruiti con dovizia di particolari gli accertamenti effettuati e il modus operandi dei singoli, sottolineando le caratteristiche del meccanismo fraudolento e, ad esempio, di come la plusvalenza generata dalla cessione del marchio per 8 milioni abbia permesso nel 2013 l’iscrizione al campionato.
C.C