“Sapevo che i due ucraini avevano commesso dei furti nelle case ma non immaginavo che avrebbero fatto tutto questo. Ci avevo parlato in amicizia”. A dirlo in aula in Corte di Assise durante il processo sull’omicidio rapina in largo Sassetta a Siena è stato l’inquilino italiano della signora Annamaria Burrini, sentito come testimone nell’ultima udienza sul caso del delitto della 81enne strangolata con un laccio di scarpa, per cui sono accusati di omicidio premeditato due ucraini, zio di 40 anni e la nipote di 26.
Il teste è considerato colui che avrebbe fornito la “dritta” ai due stranieri – che ben conosceva e frequentava – sulla presenza in casa dei contanti, ed infatti molte delle domande del pm Sara Faina sono tese a ricostruire i rapporti tra l’affittuario e la padrona di casa, la quale, in confidenza, gli avrebbe mostrato i vari monili e la collana di valore che indossava, tutti preziosi rubati e ricettati dopo la rapina.
Non solo, la signora lo aveva informato del fatto che teneva soldi contanti in casa frutto degli affitti in nero. Un primo furto da 23mila a danno della Burrini commesso nei mesi precedenti al delitto, e dai contorni non chiari, avrebbe innescato il crimine, secondo gli investigatori: “Parlai con la ragazza ucraina e il suo compagno di questi soldi che erano stati rubati e mi chiesero informazioni per fare il furto, volevano andare in casa quando la signora non c’era, ma dissi loro che lei c’era sempre. E così dissero che sarebbero andati con la scusa di essere interessati all’affitto di una stanza o per l’acquisto di un fondo, e che ci sarebbe stato qualcosa anche per me. La mandante è la ragazza, accanita e vogliosa di soldi” è l’attacco rivolto alla 26enne giudizio. Secondo quanto ricostruito, in ogni caso l’uomo avrebbe cercato di fare desistere gli stranieri dall’intento, poi purtroppo concretizzatosi. “Sapevo di loro precedenti furti negli appartamenti, ma non pensavo potessero fare quello che hanno fatto” ha ammesso.
L’affittuario – comunque è accusato in un procedimento ancillare per tentata rapina, rapina in concorso e furto – vede per un’ultima volta la Burrini il 25 settembre e nei due giorni successivi rincasando la sera nota la porta della sua camera chiusa dall’interno e la cucina in disordine. Il cellulare della donna era spento, come le luci della stanza. Lanciato l’allarme, il cadavere viene rinvenuto riverso nel letto: “Quando la trovarono morta non ci credevo”.