Processo fallimento Ac Siena, Mps sarà parte civile

Di Redazione | 25 Aprile 2018 alle 18:43

Processo fallimento Ac Siena, Mps sarà parte civile

Insieme alla curatela fallimentare. 11 i soggetti a giudizio

Si è tenuta ieri l’udienza preliminare del processo penale sul fallimento dell’Ac Siena, occorso nel 2015, durante la quale il Gup Ilaria Cornetti ha accettato le richieste di costituzione come parte civile, tra cui quella di Banca Mps, storico sponsor del sodalizio bianconero, e della curatela fallimentare.

Lo scorso gennaio, con l’accusa di reati fallimentari, a vario titolo e in concorso, tra cui bancarotta preferenziale, fraudolenta per distrazione di denaro e ricorso abusivo al credito, erano scattati i rinvii a giudizio per l’ex presidente Massimo Mezzaroma, per la sorella e ex vicepresidente Valentini, Mario Lattari, referente della Black&White Communication, Pier Paolo Sganga, già membro del Cda e amministratore delegato dell’Ac Siena, i consulenti Christian Pallanch, architetto e responsabile delle infrastrutture e il consulente legale Alessandra Amato, i membri del Cda Giuseppe Bernardini e Alberto Parri, i componenti del collegio sindacale Emma Capalbo, Riccardo Losi e Antonino Leggeri. A Mezzaroma sono stati contestati anche reati fiscali per dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessi versamenti di imposte e accesso abusivo al credito.
Secondo l’accusa portata avanti dal pubblico ministero Antonino Nastasi, gli indagati avrebbero messo in atto tra il 2012-2013 e il 2013-2014, ultima stagione prima del fallimento, artifici contabili per riuscire a iscrivere la società ai campionati di Serie A e B. Nel mirino della Procura c’è anche l’indebita iscrizione a bilancio come introito il paracadute della Lega Calcio destinato ai club retrocessi dalla A alla B e la dubbia cessione del marchio “AC Siena” per 25 milioni alla B&W Communication, che permise a quest’ultima di godere di un prestito da 22 milioni da Mps, giudicato però inerogabile per via della perdita dell’esercizio 2010-2011: secondo i periti il marchio valeva in realtà tra i 4 e i 5 milioni, con i 22 milioni tornati poi dalla B&W all’Ac Siena.


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