Sul solco nel collo lasciato dai segni dello strangolamento della signora Annamaria Burrini, l’81enne rapinata e uccisa nella sua casa in largo Sassetta a Siena nel settembre 2022, sono state trovate tracce di Dna riconducibili all’ucraino 39enne considerato l’esecutore materiale del delitto. E’ quanto ha riferito oggi, nel corso dell’udienza del processo per rapina e omicidio premeditato a carico dei due ucraini in Corte di Assise, un genetista dell’ospedale di Careggi di Firenze, chiamato in aula dal pm Sara Faina, insieme ad altri tecnici incaricati dei vari accertamenti tecnico-scientifici fatti svolgere dalla Procura nel corso dell’inchiesta.
Una prova, questa, che per gli investigatori sarebbe determinante nell’economia del procedimento: le varie analisi, come riferito dal perito, hanno portato a stabilire che sul collo della Burrini, trovata cadavere nel suo letto dopo essere stata soffocata con un laccio, c’erano tracce di dna riconducibili a una presenza maschile, e in particolare al profilo dell’ucraino e al suo patrimonio genetico familiare. Non solo, sempre secondo quanto riportato dal genetista, altre tracce del 39enne sono state rinvenute sulla camicia e sulla giacca della vittima, dove risultano pure impronte riconducibili invece alla nipote 26enne, anche lei imputata per il brutale delitto. I due potranno dare la loro versione dei fatti a gennaio quando ci sarà spazio per l’esame degli imputati.
Nel frattempo, resta un alone di mistero intorno al ritrovamento tardivo, in una camera della casa, di una busta con dentro 53mila euro, cifra che rappresentava il grosso del bottino cui miravano gli imputati: probabilmente non trovata e quindi non trafugata dai due stranieri che avevano messo a soqquadro la stanza, non era stata notata nemmeno dalla Polizia Scientifica durante i primi rilievi e sopralluoghi, spuntando tra un mobile e un trolley solo lo scorso 3 luglio quando l’appartamento è stato dissequestrato e restituito alla famiglia della signora.