Parata di consulenti tecnici oggi in aula per la prima udienza del 2024 del processo sul caso dell’omicidio della signora Annamaria Burrini, l’81enne senese strangolata e rapinata nella sua casa in largo Sassetta a Siena nel settembre 2022. A giudizio immediato, in relazione ai fatti, ci sono due ucraini, zio di 40 anni e la nipote di 26, accusati di omicidio volontario e rapina, aggravati dalla premeditazione e dal nesso teleologico.
Nell’appuntamento odierno davanti ai giudici della Corte di Assise, protagonista l’analisi della dinamica del brutale delitto, avvenuto secondo le accuse tramite soffocamento con un laccio di scarpa, dopo un tentativo fallito di narcotizzare la vittima. L’anziana era stata messa nel mirino dai due stranieri che volevano asportare dall’abitazione un bottino in denaro e gioielli, e si erano così avvicinati alla donna mostrando un falso interesse per l’acquisto di un suo fondo immobiliare.
E’ stato sentito, proprio per ricostruire quest’aspetto, il medico legale incaricato dal pubblico ministero Sara Faina, la quale ha confermato l’ipotesi investigativa per cui lo strangolamento sarebbe avvenuto mentre la donna era seduta in cucina, tramite l’utilizzo di una laccio molle. Una stoffa di uno spessore di 0,5 centimetri, utilizzata con un’azione a più giri che ha lasciato segni di compressione sul collo a più livelli, provocando anche la frattura della cartilagine del colle e lesioni alla lingua. Il medico legale ha riportato anche di un ematoma alla testa, provocato probabilmente durante il trascinamento del corpo, ad opera dei due imputati, dalla cucina alla camera da letto della signora, dove è stata rinvenuta cadavere.
Anche le difese hanno chiamato in causa vari consulenti di parte, tra cui un altro medico legale che oltre a ritenere improbabile che una sola persona possa aver sollevato il corpo della Burrini dopo l’uccisione, ha affermato che l’aggressore non avrebbe fatto più giri con la stoffa nell’atto di strangolare ma uno solo, con una forza che potrebbe essere addebitabile sia ad un uomo che a una donna (per la Procura sarebbe stato lo zio a compiere materialmente l’omicidio). Le difese hanno anche cercato di ridimensionare le fonti di prova legate alle tracce del dna dei due trovate sul collo della vittima, sulla camicia e sulla giacca, che per un altro tecnico delle difese risulterebbero avere un quantitativo moderato e limitato. Si proseguirà a fine febbraio: davanti ai giudici prenderà la parola prima la giovane sotto processo, poi nell’udienza successiva, spazio alla deposizione dello zio.