Nella mitologia greca Prometeo rubò il fuoco agli Dei per darlo agli uomini, nel mondo reale il progetto Prometheus potrebbe diventare il fuoco che accende il motore del Biotecnopolo. I 13 partner, tra questi anche tre aziende del territorio senese come Philogen, Diesse Diagnostica e AchilleS Vaccines, hanno presentato il progetto al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e lo stesso avevano fatto qualche settimana fa con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
L’obiettivo del progetto è lo sviluppo di anticorpi monoclonali antiinfettivi che potrebbero essere velocemente prodotti anche a livello industriale: “Consiste in una filiera di istituti di ricerca e aziende che sono in grado di fare quello che dalla pandemia in poi l’Italia avrebbe dovuto fare nella prevenzione di potenziali nuove pandemie, ovvero creare infrastrutture in grado di intercettare attraverso l’istituto profilattico l’eventuale presenza di un patogeno in grado di svilupparsi sotto forma di pandemia e, di conseguenza, attivarsi nel più breve tempo possibile per produrre un diagnostico e un terapeutico”, ha spiegato ai nostri microfoni Massimiliano Boggetti, Ceo di Diesse Diagnostica.
Per partire il progetto deve essere deliberato dal Biotecnopolo e nel mese di maggio i 13 partner incontreranno due volte la fondazione: in un’occasione sarà presente il consiglio di amministrazione, nell’altra il comitato scientifico: “Questo dovrebbe essere un progetto che diventa parte integrante del Biotecnopolo. Tipicamente si parte dalla ricerca e poi si va a a caccia di partner industriali, invece in questo caso c’è una coesione tra ricerca industria”, ha sottolineato Boggetti.
Siena giocherebbe una parte da protagonista essendo il quartier generale del Biotecnopolo e avendo tre aziende del territorio coinvolte nel progetto Prometheus: “Ci sarebbero due tipi di ricadute: la prima è la creazione di un importante centro dove si fa scienza correlata alla competenza di questo territorio, cioè il sistema immunitario – ha dichiarato Boggetti -. Poi si fa formazione, perché si attraggono e creano nuovi talenti e, collaborando con le industrie del territorio, si creano occupazione ed indotto. Così si raggiunge gli obiettivi del Biotecnopolo e si aiuta la crescita industriale”.