Rivitalizzare il dibattito culturale senese, concentrandosi soprattutto sull’arte contemporanea. E’ questo l’obiettivo di Officina Parnaso, un’associazione culturale nata a Siena nel 2019 da un gruppo di giovani appassionati di arte e cultura. “La nostra ambizione è quella di creare un piccolo arricchimento del fermento culturale della città verso una direzione consona a un ambiente come quello di Siena dove la cultura e l’arte credo siano i motori principali” spiega il co-fondatore e presidente Fausto Jannaccone ospite ieri mattina alla trasmissione di Siena Tv “Buongiorno Siena”
Tanti i progetti portati avanti dall’Officina Parnaso, anche se i due anni di pandemia hanno un po’ frenato le tante iniziative, tutti confluiti sotto il tema della metamorfosi, una riflessione che ha messo insieme stili diversi con l’idea generale del cambiamento. Su questa linea di pone anche la mostra in atto a Palazzo Giorgi, con affaccio su Piazza del Campo, dal titolo “Quel che resta“. La protagonista è Gyotaku Levante, nome d’arte di Elena Di Capita, giovane artista alla sua prima mostra personale, che lavora con tecniche giapponesi. “La mostra vuole accendere i riflettori su un momento di trasformazione in atto principalmente nei nostri mari – spiega Jannaccone, ospite ieri mattina alla trasmissione di Siena Tv Buongiorno Siena – Lo facciamo sui mari perché la tecnica Gyotaku si lega a questo elemento. Nasce da pescatori giapponesi, era uno strumento per catalogare il pescato. Fa una fotografia a quello che è il nostro mare. Il pesce diventa il timbro, la matrice della stampa“.
La mostra si pone anche come centro per il dibattito e lo scambio culturale, tramite ad esempio una collaborazione con l’Università degli Studi di Siena.”Noi cerchiamo sempre di far congiungere la divulgazione scientifica e l’arte come medium per poter veicolare questi approfondimenti – prosegue Jannaccone – L’Università di Siena con la professoressa Marsili racconterà quello che sta succedendo davvero nei nostri mari e domenica l’incontro con l’artista. Dopo la chiusura faremo un approfondimento con il circolo dei nipponisti romani per andare più nello specifico a conoscere la cultura giapponese”.