Per la serie “c’eravamo tanto amati”. Si profila all’orizzonte un nuovo strappo politico doloroso per la Lega, e il centrodestra, che parte dalla Toscana.
Il divorzio riguarda l’Europarlamentare Roberto Vannacci e il Carroccio, il partito grazie al quale l’ex generale è stato eletto a Bruxelles. Sembrava un legame forte e sincero, tanto da essere stato ospite a Siena nei giorni del Palio di luglio 2024 con tanto di selfie con l’attuale Commissario comunale della Lega di Siena Andrea Corsi, ma a 8 mesi dalla sua elezione, l’amore sembra svanito.
Tra le ragioni principali ci sarebbe proprio una diatriba tutta toscana in vista delle Elezioni Regionali 2025. Vannacci, ospite di NoiTv, non risparmia attacchi alla Lega e alle strategie politiche intraprese per scegliere il nome del candidato a Presidente della Regione, individuato sull’attuale consigliera regionale Elena Meini, su cui, senza girarci intorno, ha tuonato: “Il nome scelto non lo condivido. Squadra che non vince si cambia”. Per poi aggiungere in modo ancora più lapidario: “Certamente non mi schiero con questa squadra” facendo intendere come sia pronto a presentare una sua lista, profilandosi quindi una corsa in solitaria forte delle sue 37340 preferenze ottenute in tutta la Regione alle Europee 2024 e delle 2333 nella sola provincia di Siena. Non c’è ancora nessuna certezza perché lo stesso Vannacci non ha confermato la propria strategia e ha rimandato l’ufficialità. Ma se questo divorzio si concretizzasse, sarebbe un duro colpo per il Carroccio toscano che potrebbe perdere un 2,5/3% di voti di fedelissimi al generale, per un partito che già da qualche anno in Toscana galleggia sul 6%. Ma a certificare questa frattura profonda, sempre durante l’intervista, sarebbe stata la battuta velenosa che rivolge a Susanna Ceccardi: “è entrata al Parlamento europeo perché io ho optato per un altro collegio”. Frase che mostra il livello dei rapporti interni in Toscana. Di sicuro per Matteo Salvini e per il centrodestra toscano, già in difficoltà nel trovare lo sfidante di Eugenio Giani, una possibile grana di cui avrebbero fatto volentieri a meno.