Revoca Scudetti Mens Sana, ecco i ricorsi presentati
Revoca Scudetti Montepaschi Siena, alla scadenza di ieri del termine del deposito dei ricorsi, sono cinque i reclami ad ora resi noti, ovvero quello della Polisportiva Mens Sana e delle difese degli imputati Minucci, Finetti, Anselmi e Lazzeroni colpiti rispettivamente da radiazione e inibizione nel primo grado del procedimento sportivo istituito dalla Fip, che ha cancellato i titoli mensanini con l’accusa di frode sportiva. Erano quindici i giorni fissati dal Tribunale Federale, dopo la diffusione delle motivazioni della condanna, entro cui i richiedenti potevano rivolgersi alla corte d’appello federale: i primi a presentare ricorso sono stati gli avvocati La Cognata per Minucci e Madia per Finetti, mentre ieri è avvenuto il deposito del reclamo dell’avvocato De Martino per Anselmi, di Perrone Compagni per Lazzeroni e di Bruno Tassone per la Polisportiva Mens Sana. Depositato, anche se ne manca comunicazione ufficiale, il ricorso di Menghetti. La discussione deve essere ancora fissata, ma si pensa possa avvenire a stretto giro di posta, entro un mese massimo. A difendere la storia (e gli Scudetti) della defunta Montepaschi Siena, la casa madre della Polisportiva che fino al fallimento del 2014 deteneva l’87% del pacchetto azionario; ma indirettamente, anche le difese degli imputati che componevano la vecchia dirigenza del sodalizio di viale Sclavo stanno lavorando per ribaltare lo scioccante verdetto. Per ora invece, nessuna comunicazione da parte dell’attuale Mens Sana 1871, che avrebbe comunque sostenuto e accordato la linea difensiva con la Polisportiva: Egidio Bianchi, presidente di Lega Basket e membro del cda senese, aveva però assicurato di potersi pronunciare dopo la pubblicazione delle motivazioni. A questo punto per la società presieduta da Andrea Viviani non rimarrà che aspettare l’esito dei prossimi dibattimenti, dopo che fu estromessa dal processo di primo grado perché giudicata non contigua con il team biancoverde dominatore del basket italiano negli anni 2000
Sono molto articolati e documentati i teoremi difensivi presentati dai legali degli imputati. Per quanto riguarda Minucci, gli avvocati hanno sottolineato che la falsificazione dei bilanci avveniva con l’indicazione di falsi crediti a coprire le passività, e non con falsi costi, che sarebbero andati ad aggravare invece la situazione. Falsi costi che attesterebbero inoltre per la difesa la presenza dei requisiti per la corretta iscrizione ai campionati. Nel reclamo di Anselmi invece, compaiono due punti molto interessanti: nel primo si attacca frontalmente il sistema di giustizia sportivo, parlando della necessità di applicare, anche in sede sportiva, i principi del giusto processo, indipendenza e imparzialità dell’organo giudicante, puntando contestualmente il dito contro le tempistiche troppo strette e penalizzanti adottate dal procedimento, il diritto leso di difesa e la mancanza di contraddittorio, oltre che l’assenza di urgenza nel giudicare gli imputati ormai non più tesserati Fip. Ma soprattutto, nel secondo, la difesa ritiene che l’accusa, per come formulata, non possa costituire frode sportiva perché le asserite condotte di falsificazione del bilancio non erano dirette a permettere l’iscrizione al campionato, bensì erano solo conseguenza oggettiva di altre e differenti condotte (arricchimento personale con danno alla società). Di conseguenza, pertanto, non sussistendo frode per gli amministratori, non vi sarebbero le basi per la revoca degli scudetti. In conclusione, si chiede di “accertare e provare che il comportamento contestato possa essere diretto ad assicurare o meno un illecito vantaggio di natura sportiva”.