Un primo dibattito pubblico a Siena per discutere sulle novità della riforma costituzionale della giustizia, già approvata alla Camera dei Deputati, incentrata sulla separazione delle carriere della magistratura requirente dalla carriera della magistratura giudicante. Si è tenuto ieri pomeriggio, organizzato dall’Anm di Siena, alla sala Italo Calvino del Santa Maria della Scala, gremita di addetti ai lavori, tra avvocati, pubblici ministeri della Procura di Siena e giudici del tribunale di viale Franci. Un momento di analisi e confronto vivace e pepato, visto la scambio di idee tra favorevoli e contrari.
A bocciare duramente la riforma ci hanno pensato sia Marco Travaglio, collegato da remoto, che l’ex Procuratore di Torino Armando Spataro. Il direttore de Il Fatto Quotidiano, che non ha mancato di attaccare il ministro della giustizia Nordio, ha definito l’iniziativa del Governo Meloni “una robaccia”, di “cui non frega niente a nessuno, che ha come padri ignobili Gelli, Berlusconi e Craxi”. Secondo il giornalista, il disegno di legge metterebbe i pm sotto il controllo politico del Parlamento togliendo loro l’autonomia. Verrebbe alterato per Travaglio quell’equilibrio che vede “pm e giudici cercare la verità”. Spataro, invece, l’ha definita “la peggiore controriforma vista da decenni”.
In difesa del lavoro fatto dall’esecutivo è intervenuto l’onorevole senese Francesco Michelotti, di Fratelli d’Italia, che è anche avvocato penalista. “La riforma – ha spiegato – non è punitiva e nasce da un percorso di ascolto, il Governo finalmente dà una risposta sul tema dopo 30 anni di attesa. La magistratura vive in una bolla di autoreferenzialità ma fuori c’è un paese reale che chiede di fare presto. Risolverà il problema delle correnti e restituirà la centralità ai giudicanti”.