La CGIL e il sindacato pensionati SPI CGIL di Siena esprimono la loro contrarietà alla decisione della Giunta del Comune di Siena di approvare l’avvio del procedimento per l’ennesima variante al piano operativo per la realizzazione di due residenze sanitarie assistenziali private per 160 posti nel quartiere di San Miniato.
“Se questa scelta, da come si legge sulla stampa locale, è dettata ‘dall’esigenza crescente, venutasi a creare negli ultimi anni, del fabbisogno di RSA’, l’Amministrazione avrebbe comunque dovuto approfondire prima la questione attraverso un confronto sia nell’ambito della SdS Senese di cui fa parte sia con la rappresentanza delle parti sociali, – dicono i Sindacati – con l’individuazione delle reali necessità attuali e future tenendo conto dei rapidi mutamenti dell’assetto familiare che ci indicano chiaramente l’urgenza di risposte nuove sul versante dell’abitare e della residenza per un crescente numero di anziani e che le RSA non possono rappresentare l’unica risposta ai bisogni dei fragili, in questo caso con il concreto rischio di depotenziare l’offerta dell’attuale servizio pubblico dell’area senese, e in particolare quello dell’Asp Città di Siena”.
“L’Assessore Capitani è convinto che ‘il privato è l’unica soluzione’, noi no, – sottolineano CGIL e SPI CGIL – da sempre siamo contrari all’idea che prima viene il mercato, il fatturato e la redditività e poi vengono le persone. La salute non è una merce, anzi ci sembra paradossale che un Amministratore e gestore della cosa pubblica lo sostenga, dovrebbe invece essere il primo, e con lui tutta la Giunta, a sostenere e praticare il contrario, cioè potenziare e sviluppare l’offerta dei servizi pubblici sanitari e sociosanitari a garanzia dei diritti universali garantiti dalla Costituzione. La pandemia, oltre ad averci insegnato che va rafforzato il sistema sanitario pubblico (ma qualcuno sembra già averlo dimenticato) ha anche mostrato a tutti la necessità e l’urgenza di realizzare nuovi modelli di assistenza nelle residenze socio sanitarie, a livello domiciliare e nel territorio. Le RSA non possono essere l’unica risposta ai bisogni delle persone”.
“Negli anni, spesso, è stata praticata la soluzione ‘più semplice’ per affrontare e cercare di risolvere il problema delle persone non autosufficienti, – aggiungono le organizzazioni sindacali – ma così non può più continuare, è necessario modificare questa impostazione: vanno potenziate le cure domiciliari, le cure intermedie e le forme di residenzialità leggera, ridefinendo il ruolo delle RSA, che non devono diventare ‘contenitori di ogni disagio’ o surrogati degli ospedali per malati cronici terminali”.
“Da tempo chiediamo strategie di area per una de-istituzionalizzazione dell’assistenza e il sostegno dell’aging in place, dando alla persona la possibilità di vivere in un luogo che ha scelto, come la propria casa, nella sua comunità, in modo sicuro, indipendente e confortevole, che possa garantire indipendenza e possibilità di vivere circondati da familiari ed amici, – spiegano CGIL e SPI CGIL – preservare la propria autonomia vuol dire possedere il controllo decisionale e di scelta nel determinare la propria vita, ma per fare questo occorrono telemedicina, domotica, rimozione delle barriere architettoniche e strutture residenziali leggere inserite nella comunità, come centri polifunzionali, co-housing od interventi socio sanitari a bassa intensità, che siano associate alle RSA. Per questo devono essere mappati i bisogni agendo con una risposta pubblica appropriata, sul tema chiederemo con urgenza un confronto alla Società della Salute Senese”.