Una mostra che propone una completa rassegna di opere realizzate in oltre un cinquantennio e comunque nel corso di una lunghissima e luminosa carriera da Giuseppe Gavazzi, artista per certi versi atipico ma dalla fama ampiamente ed internazionalmente consolidata. E’ stata presentata oggi, 23 novembre, la mostra “Giuseppe Gavazzi. Una perfetta coincidenza”, promossa dalla Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala e dal Comune di Siena e curata da Mauro Civai, Andrea Sbardellati, Enrico Toti, in programma dal prossimo 24 novembre al 25 febbraio 2024 nei Magazzini della Corticella del museo Santa Maria della Scala
“Giuseppe Gavazzi ha un forte legame con la città di Siena dove la sua maestria di restauratore ha dato nuovo splendore ad alcuni dei maggiori capolavori cittadini: da Le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti alla Maestà e al Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini, per citarne solo alcuni. Un amore per l’arte che è stato accompagnato negli anni dall’attività di scultore che lo ha reso altrettanto famoso – ha ricordato Lucia Cresti, presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala -. E proprio alle “coincidenze artistiche” di Giuseppe Gavazzi abbiamo scelto di dedicare una mostra che ne ripercorre la carriera attraverso un percorso espositivo in grado di affascinare tutti coloro che amano l’arte”.
“La mostra dedicata a Giuseppe Gavazzi ci porta in viaggio in un mondo parallelo, quello dell’artista oltre le sue opere. Le varie sezioni con le rispettive istallazioni infatti, bene inserite nei magazzini della Corticella che le ospitano, ci conducono alla scoperta della persona che da dietro le quinte della produzione artistica accompagna e accoglie chiunque si avvicini e si approcci ai colori, alle forme, alla vivezza espressiva delle opere, come se ci si affacciasse alla porta del suo studio d’artista”, commenta Chiara Valdambrini, direttrice della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala.
“L’allestimento vuole sottolineare lo sviluppo della poetica di Gavazzi che è avvenuto attraverso forme costanti ma continuamente e profondamente diversificate attraverso l’uso dei materiali, dalla pietra al legno, dalla terracotta allo stucco forte fino al bronzo e l’impiego di tecniche di finitura sempre più complesse. L’incontro che proponiamo con questo grande interprete della scultura del nostro Novecento e oltre avviene con la riproposizione dell’ambiente a lui più familiare, l’intimità della casa e degli affetti, fonte primaria della sua ispirazione e dello studio, stipato dei suoi strumenti e dei suoi colori, il luogo dove ha saputo conferire forma alle sue idee”, ha commentato Mauro Civai, curatore della mostra insieme a Andrea Sbardellati e Enrico Toti. “Un ambiente familiare a Giuseppe Gavazzi ma, questo è l’auspicio dei curatori, uno spazio che saprà offrire accoglienza e conforto a tutti coloro che lo visiteranno, a patto che non abbiano l’occhio distratto e il cuore altrove”, ha aggiunto Civai. Alla presentazione ha partecipato anche Massimo Gavazzi, figlio dell’artista.
Le sculture in mostra raffigurano prevalentemente la figura umana, resa nei suoi atteggiamenti quotidiani e spontanei: modellate in terracotta, in stucco o in legno e poi colorate attraverso l’uso di raffinati effetti cromatici realizzati con l’impiego di terre naturali lavorate direttamente nel suo studio pistoiese, le opere percorrono gli itinerari della grande arte scultorea del Novecento italiano. Una esperienza che suggerisce intrecci ricorrenti e incontra frequenti consonanze, fino a sublimarsi in quella che appare una ‘perfetta coincidenza’ di intenti, di pratiche, di risultati.
Il più straordinario e produttivo di questi intrecci, nati magari in modo fortuito ma poi divenuti elementi fondanti del solido bagaglio formale di questo grande scultore, è quello che gli ha consentito di trasferire nell’attività artistica le tecniche acquisite grazie alla sua lunghissima carriera di restauratore di dipinti murali, in una fortunata e sempre viva osmosi tra questi due fondamentali aspetti della sua esperienza umana e professionale.
Altrettanto intrigante nelle sue opere è la profonda e necessaria interrelazione tra la scultura che si sostanzia in una plasticità per certi aspetti ancestrale e l’intervento della pittura che modella ulteriormente le forme secondo un disegno ricercato e sempre nuovo, affondando le sue profonde radici nell’eleganza della stagione che condusse i suoi antenati toscani a entrare trionfalmente nel Rinascimento. Maestro d’arte e di restauro, Gavazzi è infatti conosciuto e apprezzato in tutto il mondo non soltanto per le sue sculture, ma anche per aver ridato nuova vita ai capolavori realizzati da alcuni dei principali interpreti dell’arte medievale e rinascimentale come Duccio di Buoninsegna, Giotto, Simone Martini, Ambrogio e Pietro Lorenzetti, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Pinturicchio e molti, molti altri ancora.