Religione e contrade si uniscono ancora una volta nel segno della celebrazione del patrono quello più caro, S.Ansano. Un corteo civico che da palazzo pubblico si è avviato verso la cattedrale per la cerimonia solenne, con i suoi stemmi e le sue chiarine, con le bandiere e i tamburi delle diciassette contrade. Un momento importante per la città perché coincide con l’inizio dell’anno contradaiolo.
Lo ha ricordato il Rettore del Magistrato delle contrade Emanuele Squarci: “Fu il rettore del magistrato Luigi Socini Guelfi che, nel 1968, volle unire questi due momenti”. Nel suo discorso il Rettore ha parlato di “grande smarrimento e tensione che attanaglia il mondo e di certezze che vengono meno”. L’unica certezza che non trema, ha detto il Rettore, è quella della fierezza di Siena di essere diversa, “abbiamo la fortuna di
essere nati a Siena, di appartenere per tutta la vita e dopo la morte ad una contrada. Non è facile, in questo momento storico, mantenere inalterata questa appartenenza – ha proseguito Emanuele Squarci – richiede un grande sforzo da parte di tutti noi per poterlo tramandare ai giovani”.
Articolata e complessa l’omelia del Cardinale Augusto Paolo Lojudice, che ha ricordato ‘Lello’ Ginanneschi, priore dell’Imperiale contrada della Giraffa, mancato un anno fa, a soli cinquantacinque anni.
Ha poi parlato a lungo della guerra e della violenza, anche quella sulle donne, come fallimento della società. Lojudice ha esortato tutti i presenti e i priori delle contrade, all’educazione verso i più giovani.
“Ogni azione, ogni gesto, devono essere occasione di educazione per superare i pregiudizi e la violenza, perché è importante imparare ad elaborare il fallimento che è la causa della violenza che si scatena contro le donne” e poi ha parlato del significato di dialogare. “La vittoria militare, la violenza, non sono le uniche vie d’uscita. Il dialogo, vero e profondo, è l’unica alternativa. Il dialogo trova ciò che unisce”. Infine ha dato la speranza, esortando i priori a camminare tutti insieme: “Uniti, camminando insieme, potremmo non risolvere tutti i problemi, ma almeno alcuni sì, con la consapevolezza di andare oltre noi stessi”. Le contrade, queste particolari comunità, rendono Siena un unicum nel mondo – ha detto nel suo saluto finale l’Arcivescovo -. Le contrade sono una ricchezza da custodire e tramandare”.
Prima di congedarsi Lojudice ha presentato alla città le suore di Santa Caterina dell’Angola, che sono qui da un po’ ed hanno seguito l’accoglienza delle famiglie di profughi ucraini a Colle Val d’Elsa e che adesso hanno la loro sede in Via dei Fusari. La loro presenza a Siena è legata ad un progetto che il cardinale ha in cantiere, quello di tenere sempre aperta la Chiesa della Santissima Annunziata”.