“C’è una legge nazionale che impone un servizio minimo ai clienti per non creare disagi, dove potranno rifornirsi ambulanze, mezzi pubblici e forze dell’ordine. Sono le prefetture che individuano questi distributori, che sono impianti gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere. Impianti che non chiuderanno. Quindi durante lo sciopero se in questi due giorni c’è bisogno di carburante l’impianto aperto si trova”. Lo sciopero dei benzinai è confermato, fare rifornimento sarà difficile, dunque, ma non impossibile, come ha spiegato l’ex presidente nazionale Faib Martino Landi. Ritenuto un servizio essenziale, durante i due giorni di sciopero dovranno, infatti, essere garantite delle aperture minime. Ma la maggior parte dei gestori farà sciopero.
48 ore di stop, self service inclusi, “sennò non ha senso scioperare – spiega Landi – dalle 19 del 24 alle 19 del 26 gennaio sulla rete ordinaria e dalle 22 del 24 alle 22 del 26 gennaio sulla viabilità autostradale”. Le organizzazioni Faib, Fegica e Figisc-Anisa rilevano in una nota stampa che “il governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di ‘trasparenza’ e ‘zone d’ombra’ per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tirato diritto sulla linea dell’esecutivo: “non potevamo tornare indietro su un provvedimento che è giusto prendere, pubblicare il prezzo medio è di buon senso. Nessuno vuole colpire la categoria”. Parole che non hanno convinto Landi. “Vogliono colpirci, invece, con ulteriori sanzioni – afferma – , multe da un minimo di seicento euro fino ad un massimo di seimila euro. Sono cifre sproporzionate. Ecco perché scioperiamo”.