Settore camperistica in crescita, Fiom Cgil chiede di rivedere gli stipendi dei dipendenti

Il sindacato invita anche la Fim Cisl a sedersi ad un tavolo con le aziende regionali e del territorio per trovare un nuovo accordo comune

Di Redazione | 2 Febbraio 2024 alle 15:00

Il settore della camperistica è in netta crescita e gode di ottima salute e allora questo è il momento di aprire una vertenza per rinegoziare il salario dei lavoratori. L’appello arriva dalla Fiom Cgil che invita anche la Fim Cisl a sedersi ad un tavolo con le aziende regionali e del territorio per trovare un nuovo accordo comune che possa rappresentare la giusta ricompensa per i dipendenti. L’idea nasce dall’analisi dei bilanci annuali delle sei realtà in Toscana che operano nel settore della camperistica.

“Abbiamo preso i bilanci depositati in camera di commercio e, anche alla luce dei dati pubblicata da Intesa San Paolo, dalla nostra analisi è emerso che la camperistica ha prodotto un +169% rispetto al 2022 di marginalità dopo le tasse – ha detto Iuri Campofiloni, responsabile regionale della camperistica Fiom Cgil -. Abbiamo calcolato che ogni lavoratore nel biennio 2022/2023 ha prodotto 72.500 euro di utili netti già a stipendio pagato. Credo si debba aprire una grande vertenza sulle condizioni di lavoro e la ridistribuzione del salario. Partirà una richiesta alla Fim Cisl per fare un’azione che preveda il coinvolgimento dei lavoratori, la costruzione di una piattaforma unitaria di settore, delle assemblee per poi arrivare a discutere il futuro di questo settore”.

La Val d’Elsa è uno dei poli principali del settore della camperistica e l’obiettivo di questo nuovo accordo sarebbe quello di colmare le disparità di salario che ancora si verificano all’interno delle aziende.

“Per effetto di accordi difensivi in un momento di crisi di mercato può succedere che, all’interno di uno stesso sito, ci sia una differenza tra lavoratori assunti prima o dopo il 2015 – ha spiegato la segretaria generale Fiom Cgil di Siena Daniela Miniero -. Alcuni hanno la quattordicesima, altri no e poi ci sono tutta una serie di differenze non da sottovalutare. Questo crea divisione e disparità che sono due cose che non aiutano alla finalizzazione di un accordo di qualità e che possa essere un modello per tutta la Val d’Elsa”.



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