Durante il mese di Ottobre, per una serie di scioperi, i bambini e le bambine del Comune di Siena che usufruiscono del servizio mensa, hanno mangiato per circa 10 giorni il menù in bianco. Se la nostra mensa fosse una delle migliori d’Italia, sopportare qualche giorno di pasto in bianco non sarebbe stato un grosso problema. Invece da diversi anni la mensa dell’ASP è in fondo alle classifiche stilate dall’associazione Foodinsider che in base a dei criteri oggettivi, stila un rapporto che disegna lo stato delle mense di comunità nel nostro Paese. Purtroppo il servizio che paghiamo ogni mese non è da tempo all’altezza del costo che sosteniamo come famiglie, e con il COVID la situazione è peggiorata. Nonostante le nostre proposte e sollecitazioni all’Amministrazione Comunale e all’ASP non otteniamo risposte concrete che non siano mera polemica politica.
Il pasto dei bambini e delle bambine è tempo scuola e non deve solo sfamare ma deve anche educare: i pasti forniti dall’Asp e quindi dal Comune di Siena, non solo non svolgono questo compito e in alcuni casi stanno anche sviluppando neofobie – paura del cibo nuovo – tra i nostri figli che sono abituati a mangiare sempre le stesse cose.
Dare da mangiare è da sempre attività nobile, prepararlo per piccoli e anziani dovrebbe essere un onore. Ma a quanto pare non è così. Un mese di ottobre in bianco per i bambini ma nero per le famiglie, e ci chiediamo, come Osservatorio, se non sia il caso di prevedere, da parte del Comune di Siena per questo mese, un abbattimento consistente della retta troppo salata rispetto alla qualità di quello che mangiamo. In generale da mesi diciamo e sosteniamo che ci sono alcune cose che non tornano nella gestione della mensa centralizzata. Forse è il caso di prendere in considerazione un intervento serio da parte di chi amministra la città ma anche da chi esternamente deve controllare la qualità e quello che succede nella mensa centralizzata dell’ASP.
(Foto di repertorio)