“La famiglia era a Firenze e ma si era rifugiata a Siena nella casa di nostro nonno e nonna pensando di sfuggire in modo più efficace al rastrellamento. La fortuna ha voluto che il fascista salito su per prendere i nonni e una delle figlie, vedendo altre persone nascoste, ci disse ‘voi rinchiudetevi nella stanza e state zitti’. Noi ci siamo salvati così”.
E’ con queste parole che Gabriele Veneziano, il nipote di Ubaldo Belgrado, ricorda la notte del 1943 quando suo nonno venne arrestato a Siena in via della Diana 35. Ed è proprio qui che oggi è stata collocata una pietra d’inciampo dedicata alla sua memoria. Un percorso, promosso dal comune di Siena con la comunità ebraica di Firenze, che poi è proseguito con la posa di altre pietre in Pian dei Mantellini 22 per Gina Sadun Nissim, Graziella Nissim e Marcella Nissim, in Via Stalloreggi 89 a memoria di Ernesta Sadun Brandes, in Viale Cavour 142 in ricordo di Gino Sadun ed Adele Ayò Sadun.
“Non bisogna solo ricordare e commemorare, quotidianamente, ma va fatta una promessa per il futuro – ha detto il sindaco Nicoletta Fabio – Siena rende omaggio a figlie e figli strappati violentemente, è una bella iniziativa e un progetto interessante a livello universale e locale”.
Un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare in diverse città europee i cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. “Una giornata importante – conclude l’assessore regionale Alessandra Nardini – per coltivare la memoria di quel che è successo nei nostri territori in un passato non troppo lontano, abbiamo iniziato a Firenze proseguendo a Castellina in Chianti e poi a Siena, apponendo pietre di inciampo per ricordare uomini e donne deportate e uccisi nei campi di sterminio nazisti”.