Presentati i dati dell’Osservatorio Turistico della Provincia di Siena. Nel 2020 il calo generalizzato del fatturato per le imprese turistiche senesi. La fortissima contrazione delle spese dei turisti stranieri, ridotta ad un quarto di quella 2019, compensata in parte dal forte aumento del turismo di provenienza nazionale. Ottimismo per l’andamento della stagione in corso e richiesta di maggiore promozione del territorio e di una nuova rimodulazione dei tributi locali.
Nasce da un progetto di Confcommercio Siena, Confesercenti Siena, Camera di Commercio con il sostegno economico della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, l’Osservatorio Turistico della provincia di Siena, strumento in grado di offrire analisi delle dinamiche e delle tendenze della filiera turistica del territorio. Analisi particolarmente importanti considerato che possono essere utilizzate per individuare le strategie più appropriate da attuare, anche alla luce dell’impatto causato dalla emergenza pandemica, per il futuro sviluppo di uno dei settori più rilevanti per l’economia senese.
Tra le prime attività realizzate, la scorsa primavera, la somministrazione, alle strutture ricettive della provincia, di un questionario utile a restituire una fotografia quantitativa e qualitativa dello stato del settore. E questa mattina, in Camera di Commercio sono stati presentati i risultati dell’indagine con gli interventi di Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio Arezzo-Siena, di Carlo Rossi, Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e di Andrea Favaretto, Direttore del Centro Studi Sintesi di Mestre, società che ha curato la ricerca.
“Il report dell’Osservatorio – commenta Massimo Guasconi, Presidente dell’Ente camerale- ci presenta un settore che è stato il più penalizzato dalle conseguenze economiche della pandemia ma che dimostra nonostante tutto una straordinaria vitalità e capacità di innovarsi. Dobbiamo lavorare assieme, come istituzioni ed associazioni, per dare concrete risposte alle legittime richieste formulate dagli operatori ad iniziare da quella di una maggiore promozione del territorio. Sotto questo aspetto, va nella giusta direzione l’altro progetto che stiamo realizzando con l’Osservatorio: la creazione di un portale per contribuire a promuovere a livello internazionale l’offerta turistica del nostro territorio”.
“I dati dell’Osservatorio che abbiamo voluto insieme a Confesercenti, Camera di Commercio e Fondazione mettono bene in luce il disastro che il Covid ha determinato sul 2020 e non solo – fa notare Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena -Abbiamo voluto questo progetto per avere un riscontro sempre più puntuale sui trend e sulle necessità delle imprese. Per monitorare, anche con la preziosa collaborazione dei 122 associati a Federalberghi Siena e provincia, passo, un settore che è uno dei più colpiti dalla pandemia. Cosa serve oggi? Rilanciare tutto il settore, fare una promozione sistematica del territorio, dare una diversa attenzione a valori come natura, wellness, tipicità, esperienza. E poi fondamentali forme di supporto economico e la rimodulazione della tassazione locale. Con Camera di Commercio inoltre stiamo già parlando di creare un portale unico sulla provincia di Siena e questo è un elemento che vogliamo accelerare”.
“Contribuire a delineare strategie turistiche basate su dati sempre più aggiornati, rendere più facilmente disponibili le informazioni su alloggi, punti di ristoro e attività di accoglienza: erano questi alcuni degli obiettivi del questionario sottoposto la scorsa primavera alle strutture ricettive della provincia di Siena. – sottolinea Daniele Fucecchi, Direttore di Confesercenti Siena- Il Report finale, presentato questa mattina è particolarmente interessante per il quadro d’insieme che è in grado di offrire. Un quadro, che oltre a confermare le gravi difficoltà che hanno interessato il settore a causa delle restrizioni della mobilità soprattutto internazionale, presenta anche importanti spunti su quali siano gli interventi più urgenti necessari a rafforzare uno dei settori maggiormente strategici per l’economia senese. Adesso è necessario lavorare per la loro realizzazione.”
“L’intervento economico della Fondazione Monte dei Paschi a favore dello studio per la definizione di un Osservatorio Turistico della provincia di Siena rientra nel più ampio progetto “Siena 2030”, ideato e sviluppato a partire dal 2018 dal nostro Ente come strumento conoscitivo delle dinamiche socio-economiche che intervengono sul territorio – dichiara Carlo Rossi, presidente Fondazione Mps – con l’obiettivo di farne un “luogo” permanente in grado di evidenziare caratteristiche, e trend di medio e lungo termine per orientare le strategie delle istituzioni, degli operatori economici e le associazioni di categoria. Nello specifico – continua Rossi – abbiamo risposto prontamente ad un’istanza della Camera di Commercio e delle associazioni di categoria per poter disporre di un quadro valutativo del settore turistico come asset da valorizzare e rilanciare anche attraverso gli strumenti del PNRR.”
Ed ecco in sintesi, il quadro che emerge dal report dell’Osservatorio provinciale del turismo.
Dopo il crollo del 2020, nell’anno in corso l’economia turistica è in piena ripresa, ma per una ripresa totale si dovrà attendere il 2022. Un dato per tutti testimonia la perdita del turismo senese nel 2020: la spesa dei viaggiatori stranieri è passata dai 336 milioni di euro del 2019 a 88 milioni, compensata in parte dall’aumento del turismo di provenienza nazionale.
In questa dinamica il sistema ricettivo senese sconta difficoltà che derivano anche da una struttura di offerta particolarmente polverizzata e frammentata che, da un lato rappresenta una notevole potenzialità, ma da un altro mette in evidenza la necessità di incrementare la qualità dell’offerta. Su un totale di 2.940 strutture totali (pari al 17% regionale), il 13,3% sono alberghiere e l’86,7% sono extralberghiere. A livello di posto letto si tratta di un’offerta che propone 66.232 posti letto (pari al 12% regionale) dei quali il 39,6% in strutture alberghiere e il rimanente 60,4% in strutture extralberghiere. Queste ultime negli ultimi 10 anni sono aumentate del 17,6% ma ben del 23,4% in termini di posti letto (mentre gli alberghi sono diminuiti del -9,3% e hanno perso l’11,5% dei posti letto).
In provincia di Siena si contano 77 esercizi ogni 100 km2, ben più di quanti se ne contino a livello regionale dove l’indice di densità ricettiva si ferma a poco più di 74 esercizi ogni 100 km2. La provincia risulta quindi mediamente più favorevole all’insediamento – e alla sopravvivenza – di strutture ricettive. Anche esprimendo la potenzialità turistica del territorio attraverso il numero di posti letto rapportato alla popolazione, la posizione della provincia di Siena emerge in modo distinto dalla media regionale: nel Senese si contano 250 posti letto ogni 1.000 abitanti contro i 155 posti letto calcolati per l’intera regione.
Per quel che concerne le strutture alberghiere della provincia, il loro indice di qualità è pari a 0,6, un valore che sta ad indicare come per ogni posto letto in alberghi di categoria medio-bassa (fino a 3 stelle) vi siano 0,6 posti letto in alberghi di categoria elevata, ossia almeno pari a 4 stelle. La qualità dell’offerta alberghiera in provincia di Siena risulta tuttavia mediamente più bassa rispetto a quella regionale (0,8), ma sono numerosi i comuni di piccola dimensione che presentano i valori più elevati dell’indice, segno di una presenza diffusa di offerta di qualità.
Dal punto di vista di attrattività turistica, la crescita dei posti letto è una conseguenza della crescita della domanda, passata dal milione e mezzo di arrivi nel 2010 ai 2 milioni del 2019, divisi circa a metà tra italiani e stranieri, passando da 4,8 milioni di presenze nel 2010 agli oltre 5,2 milioni del 2019, segno di una crescita che tuttavia non è pari a quella degli arrivi, il che significa che prima della pandemia arrivavano più turisti ma restavano meno giorni.
Il 2020 ha rappresentato ovviamente un anno anomalo, difficile per il settore, parzialmente compensato dagli arrivi e dalle presenze del periodo estivo e sostenuto soprattutto dalla domanda di turismo nazionale, con il 23% delle presenze concentrato nel capoluogo e il 40% degli arrivi provenienti da Lombardia e Lazio. Da citare il dato secondo il quale nel 2020 sono cresciuti gli arrivi da alcune regioni (+4,3% il Piemonte, +4,0% la Lombardia, +22,6% il Friuli, + 52% la Valle d’Aosta) ma solo nel settore extralberghiero. Il 2020 comunque ha dimezzato le presenze, pari a 2,4 milioni (-55% rispetto al 2019) con presenze ovviamente concentrate solo nei mesi estivi e un quinto delle presenze provenienti dalla Lombardia. Il capoluogo nel 2020 ha raccolto il 19% delle presenze turistiche, con al secondo posto San Gimignano con il 10% e Chianciano Terme con l’8,7%, comune che ha risentito più degli altri della pandemia, con un -66% di presenze rispetto al 2019.
La pandemia tuttavia non ha avuto solo un impatto negativo, ma ha anche messo in evidenza un fenomeno interessante e nuovo, ovvero l’allungamento dei tempi della durata del soggiorno, passando da 2,5 a 2,7 giorni, dato che aumenta per le strutture extralberghiere (da 3,3 a 3,5) mentre per quelle alberghiere è rimasto stabile (2,1). La crescita si deve sia alla componente interna (da 2,2 a 2,5 giorni per gli italiani) che soprattutto a quella straniera (da 2,8 a 3,4).
Il 2021 è partito con un primo trimestre in calo rispetto al primo trimestre 2020 (quando i mesi pre-lockdown stavano facendo segnare interessanti crescite) e una ripresa del 2° trimestre con numeri da vero e proprio boom: +333% gli arrivi e +235% le presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Molto significativa la crescita delle presenze alberghiere, +267%, contro quelle extralberghiere (+217%) segno di una capacità di ripresa anche del settore che nel 2020 era stato più colpito dalla pandemia.
Queste dinamiche impattano su un settore rappresentato da 3.000 imprese attive nella filiera turistica, un settore che è stato tutto sommato capace di reggere l’impatto del Covid19, perdendo circa l’1% di imprese, con un recupero del +0,7% nel secondo trimestre 2021, segno che il sistema di offerta della filiera turistica ha una sua forza e che in condizioni di ripresa della domanda sta riemergendo con forza dal blocco pandemico. Il settore nel 2020 ha dato occupazione diretta a 12.612 addetti, pari al 14,6% del totale degli addetti provinciali, segno dell’importanza e del peso del turismo nel sistema economico provinciale. Tuttavia la crisi dovuta alla pandemia ha creato difficoltà di non poco conto, dato che al 30 giugno 2021 si contano 10.700 addetti, pari al 12,0% del totale provinciale. La crisi pandemica ha dunque colpito e colpito forte il settore in termini occupazionali, con pesi diversi nei diversi comuni, alcuni dei quali fortemente dipendenti dal turismo, come nel caso di Chianciano Terme e San Casciano dei Bagni, rispettivamente con il 30% e il 39% degli addetti nel turismo sugli addetti totali., per sfiorare il 43% degli addetti a San Quirico d’Orcia.
Dalla analisi delle risposte al questionario somministrato dall’Osservatorio, emerge che il settore ha provato a rispondere alla criticità della fase pandemica in modo diverso, con la maggior parte delle imprese (39,4% che hanno dovuto chiudere da 3 a 6 mesi e un altro 21% che ha dovuto chiudere per almeno 3 mesi. A fronte di un primo trimestre 2021 ancora in frenata si rileva una ripartenza totale delle attività, in special modo nel 3° trimestre, dove l’83,5% del campione intervistato (rappresentativo del totale delle imprese) risulta aperto a pieno regime e il rimanente 15% aperto a regime ridotto. Tuttavia a fronte di questi dati positivi non va dimentica che il 50% delle imprese nel 2020 ha perso più del 50% del fatturato rispetto all’anno 2019 e il 38% fino al 50%; solo il 12,3% delle imprese non ha subito perdite.
Il 46% ha giudicato la stagione estiva positiva e un 36% ha dichiarato che “oltre le aspettative”; solo il 17% ha espresso una valutazione negativa, giudizio attribuito per lo più dalle attività commerciali, con il turismo di gruppo si è arrestato completamente durante la pandemia e i viaggi di lavoro e di pellegrinaggio che hanno registrato una battuta d’arresto rilevante.
La maggior parte delle imprese (40%) è ottimista sull’andamento della prossima stagione invernale. Solo il 15% degli intervistati è pessimista, mentre un 16% non riesce a fare previsioni, e il 29% non prevede sostanziali differenze rispetto alla medesima stagione del 2020. L’ottimismo maggiore deriva per la maggior parte dal settore ricettivo. La ripresa totale delle attività secondo livelli pre-covid arriverà per il 34,5% degli intervistati per la fine del 2022 e per il 18,5% entro il 2023; solo il 10,5% non ha subito mai perdite o ha già raggiunto i livelli pre-covid.
Uno dei dati più significativi riguarda infine quello del reperimento del personale. Durante la stagione estiva il 39% delle attività ha dovuto reperire personale, un dato particolarmente sentito per le imprese ricettive e soprattutto per quelle ristorative, con i camerieri che risultano le figure professionali più difficili da reperire per il 78% delle imprese intervistate.
Quali gli effetti del Covid19 sulla filiera? Le imprese intervistate prevedono nella maggior parte dei casi (3 intervistati su 4) la necessità di una diversa organizzazione degli spazi e degli eventi nelle strutture, con una crescita dell’undertourism e a una maggiore attenzione ai servizi sanitari offerti dal territorio, con una crescita anche del turismo di prossimità. Meno rilevante (2 intervistati su 4) la necessitò di programmare gli accessi.
Tra le azioni prioritarie per recuperare il terreno perduto causa pandemia son una maggiore promozione del territorio, associata a forme di supporto economico e alla rimodulazione della tassazione locale. Ma per 3 intervistati su 4 un tema importante è anche la costruzione di una piattaforma turistica di sistema e il sostegno alle reti di impresa.
Su tutto questo lo sviluppo digitale e delle tecnologie connesse ha avuto un impulso rilevante grazie al Covid19 anche nel settore turistico, dove la maggior parte degli operatori ha promosso l’introduzione di questi sistemi nella propria attività o ha migliorato quelli già presenti. Molto significativa anche la percentuale di imprese che attiveranno nel prossimo anno servizi legati alle nuove tecnologie, circa il 15% degli intervistati. In particolare le imprese commerciali hanno migliorato la digitalizzazione delle loro attività e potenziato la presenza sui social, elemento che risulta prioritario nell’agenda digitale delle imprese commerciali, mentre nelle imprese ricettive la digitalizzazione delle attività era già diffusa, ma durante la pandemia è stata ulteriormente migliorata.