“La sanità pubblica verso quella privata, sembra illogico ma è ciò che è venuto fuori dalle delibere della giunta regionale che ha reso pubbliche in questi giorni. I soldi del Milleproroghe, circa 23 milioni di euro, potranno essere spesi per la riduzione delle liste di attesa solo ed attraverso le convenzioni con i privati convenzionati o meno”. Ad affermarlo Riccardo Pucci segretario generale della Cisl Siena che ricorda come, “attualmente, le stime di carenze di personale, con dati in proiezione su base di turn over e nuove assunzioni, sono molto alte anche su Siena. Sull’azienda ospedaliera e sulla Asl mancano circa 150 infermieri e 35 oss oltre a 35 medici”.
Dati in linea con quelli regionali dove attualmente, ricordiamo, le stime di carenze di personale sono molto alte: 1700 infermieri, 400 oss e 700 medici. “Questo ancora oggi comporta, post covid, turni massacranti, ferie non godute utilizzo della produttività aggiuntiva invece di più personale. Questo personale sanitario, al momento, non sarà preso, in parte per i tetti di spesa che vanno rispettati, in parte per il rischio default della Regione Toscana, con netta differenza dall’Emilia Romagna dove Bonaccini, ad esempio, ha investito con circa 16 milioni di risorse su personale da assumere” aggiunge ancora Pucci.
“Dobbiamo ricordare – spiega ancora il segretario generale – che a livello regionale le organizzazioni sindacali hanno firmato un protocollo a novembre 2022 dove veniva garantito l’impegno ad assumere personale per abbattere le liste di attesa, garantendo la formazione necessaria ai nuovi professionisti e una nuova riorganizzazione delle attività istituzionali.
Ma la regione, per tutta risposta, investirà i soldi del Milleproroghe per abbattere le liste d’attesa attraverso i servizi dei privati che i cittadini, non avranno più dal servizio sanitario pubblico. Sembra che venga scelta sempre la via, che sul momento, da risultati facili ed immediati. Non avere personale implica non poter erogare le prestazioni necessarie per ridurre i tempi e le liste d’attesa. Questo potrebbe inevitabilmente portare ad indirizzare utenti verso, appunto, queste o altre strutture private. Nel frattempo, tanti professionisti del Sistema sanitario regionale chiedono trasferimenti verso altre aziende in quanto esautorati di quelle competenze e professionalità che non potranno utilizzare vista la direttiva.
Viene da chiedersi cosa potrà accadere da qui al 2026 con le case di e gli ospedali di comunità che rischiano seriamente di rimanere scatole chiuse oppure gestite da privati, holding o spa straniere. Abbiamo due graduatorie aperte da poter utilizzare per assumere personale. Crediamo che il confronto sia quello che poi porta ai risultati migliori. Per questo le organizzazioni sindacali aspettano un incontro con i vertici regionali” conclude Pucci.