Una mozione unitaria per dare mandato al sindaco di Siena di dialogare direttamente col Governo e col premier Draghi per chiedere la tutela di Mps, dei lavoratori e del marchio, nell’ottica di scongiurare il temuto “spezzatino”. E’ l’iniziativa politica presa dal Consiglio comunale monotematico di Siena andato oggi in scena al Santa Maria della Scala, che vedeva al centro la delicata querelle Mps, al centro come noto, di una trattativa esclusiva tra l’azionista principale, il Tesoro, e Unicredit.
Una possibilità discussa e che sta creando forti fibrillazioni a livello sociale, politico e lavorativo. Il documento – in corso di approvazione manca solo l’atto formale che arriverà a breve – presenta piccolo un emendamento proposto dalla Lega, che – successivamente rivisto e snellito – chiedeva di rivedere alcuni passaggi del testo. Una richiesta che ha generato una discussione che il sindaco ha definito “vibrante ed appassionata”.
La spaccatura era incentrata sulle “responsabilità” del passato, che per lo schieramento salviniano non potevano essere annacquate nel tentativo di dare una voce sola all’assemblea senese. La pace è stata siglata nella riunione dei capigruppo, che ha interrotto i lavori per circa un’ora. Non sono mancati momenti di tensione, frutto più che altro di radicate posizioni politiche. Chiuso il faccia in faccia, il presidente consiliare Falorni ha annunciato la fumata bianca.
Tutto risolto togliendo alcune parti dell’emendamento contestato dove si faceva riferimento all’accordo transattivo tra banca Mps e Fondazione Mps e alla “soluzione di mercato che sia funzionale a salvare l’autonomia della banca e a favorire il dialogo con Fondazione Mps”. In pratica il Consiglio ha sottoscritto solo la frase “tenga ferme le diffuse responsabilità del recente passato”.
Presenti al consesso anche altri rappresentanti delle istituzioni locali, fra cui l’arcivescovo di Siena-Montalcino-Colle di Val d’Elsa, cardinale Augusto Paolo Lojudice, e i sindacati.
“Nessuno dimentichi quello che è successo – ha detto il sindaco De Mossi durante il Consiglio – e chi si crede assolto rimane comunque coinvolto. Ringrazio Franceschelli, Rossi, Lojudice, e i sindacati. C’eravamo tutti. Nel 2008 il governatore banca Italia era Draghi. Vi confesso che averlo voluto citare non è stato facile. Stiamo parlando di un tecnico e di un politico con credibilità europea. Noi dobbiamo chiedere alla politica, e chi ne aveva la conoscenza e le capacità di saper leggere i numeri di un bilancio. La politica deve porre un rimedio, la banca rappresenta 4 milioni di clienti. Insistiamo per una riunione con il premier e con i ministri, per capire perché non sono state scelte delle alternative. Si può dare in carico ad una banca di affari. Forse la BCE dovrebbe darci del tempo. Non tempo infinito” ha ammonito De Mossi.
“Credo che tutte le opportunità ci devono essere spiegate – ancora De Mossi – Unicredit gioca a rialzo, e il paradosso è che il rialzo lo fa l’acquirente. Se qualcuno ci deve fare un piacere, al Mef, alla città di Siena alle istituzioni e allora che lo faccia davvero. Con presidente della Regione, e il presidente di Fondazione abbiamo incontrato i tecnici. Mps è l’azienda che da più lavoro di tutti nella regione Toscana. Io non ho paura se venissero dei fondi di investimento, e non credo al mito del 51% perché le banche si controllano anche con il 5. A me non fa paura che la banca vada in mano ai fondi d’investimento. Ho paura che il 5 ottobre qualcuno si svegli e ci dica i giochi sono stati fatti” è la chiosa del primo cittadino.
“Siamo qui oggi perchè siamo a fine corsa, non vorrei che una volta finito tutto e cadute le polveri della campagna elettorale ci trovassimo davanti a qualcosa di già fatto. Grazie all’unità di intenti di Comune, Provincia, Regione e Fondazione Mps spero che quando il dossier arrivi sul tavolo di chi deve decidere, possa fargli affrontare anche delle alternative. Draghi finora ha messo tutti d’accordo, spero che metta d’accordo tutti per una soluzione anche su Mps” è l’auspicio del sindaco.
La posizione dell’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice: “Una qualche soluzione va trovata, una banca non è pensabile che resti nel confine di una provincia. Spero che si trovi una soluzione ragionevole, e non metta a repentaglio migliaia di posti di lavoro”.