Va avanti il contenzioso legale tra il Comune di Siena e banca MPS. L’amministrazione ha avviato una causa civile nei confronti dell’istituto di credito, relativa a un contratto per una operazione in derivati finanziari, che secondo l’ente comunale avrebbe cagionato un danno economico ingente.
Oggi in Consiglio comunale si è fatto il punto della situazione.
“Prima di procedere con l’incarico al legale – ha comunicato l’assessore al bilancio Luciano Fazzi, per conto del sindaco – l’Amministrazione ha anzitutto inteso acquisire un parere legale dal proprio consulente finanziario Finance Active Italia srl, società che ha, appunto, interpellato lo studio di Rimini per apposito parere anche alla luce della recente giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione in materia di derivati di Enti locali (cfr. sentenza n. 8770 del 2020 emessa all’esito di un processo che ha visto tale società assistere il Comune di Cattolica). A seguito di un confronto, per vie brevi, all’esito del quale il Comune, valutato il preventivo per l’attività di assistenza in sede stragiudiziale e giudiziale, è stato conferito l’incarico al suddetto studio legale, stante il carattere estremamente specialistico delle prestazioni affidate e l’esperienza maturata dai legali incaricati nel contenzioso in materia di derivati di Enti locali. Successivamente il Comune ha richiesto il rapido invio di una missiva di reclamo alla Banca (ciò è avvenuto lo scorso 11 agosto) con la finalità, inter alia, di interrompere il decorso di qualsivoglia termine prescrizionale a mezzo dell’intimazione spedita alla controparte bancaria. L’Ente ha rappresentato l’esigenza di radicare celermente la causa civile di primo grado e che al riguardo è stata confermata una bozza di atto di citazione, già redatta, per la quale sono stati acquisiti ulteriori occorrendi documenti dagli uffici comunali competenti; l’atto sarà a breve completato con conseguente notifica a MPS. Quanto ai contenuti dell’esercitanda azione giudiziale, come cui il Comune domanderà la nullità dei contratti, reclamando la restituzione dei flussi negativi originati dai derivati a suo tempo sottoscritti. Oltre a consentire il recupero degli importi a suo tempo pagati (in aggiunta agli interessi come per legge), l’invalidazione dei contratti eventualmente dichiarata dal giudice all’esito del giudizio eviterebbe ulteriori futuri esborsi al Comune. Ciò salve ulteriori domande (anche risarcitorie) che saranno formulate in via alternativa e/o gradata e prevedendo altresì possibili eccezioni avversarie che potrebbero appuntarsi sull’intercorsa prescrizione della ripetizione di alcuni flussi differenziali connessi all’operatività in derivati dell’Ente (questione peraltro a suo tempo analizzata nel parere rimesso a Finance Active. L’importo è di circa 9 milioni di euro. La domanda del Comune sarà fondata sulle ragioni evidenziate nel ridetto parere, in buona parte fondate sulla giurisprudenza nomifilattica (cfr. Cass. Civ. Sez. Un.n. 8770/2020), senza dimenticare che, ancora prima della ricordata sentenza delle Sezioni Unite, esistevano in seno alla giurisprudenza civile orientamenti a supporto delle ragioni degli Enti connesse all’immeritevolezza dei contratti derivati del genere di quelli oggetto della proponenda causa e/o al difetto di requisiti fondamentali del contratto correlati ad informazioni essenziali che ingaggiano i temi della natura e della funzione stessa dei derivati degli Enti locali”.