Siena tra le città più care d'Italia, D’Ercole (Cgil): “Tenuta di produzione industriale e livelli occupazionali, servono grandi alleanze"

La segretaria Cgil analizza la classifica che vede Siena in terza posizione e chiede importanti iniziative per la tenuta del lavoro e delle industrie

Di Redazione | 19 Gennaio 2025 alle 16:00

Siena tra le città più care d'Italia, D’Ercole (Cgil): “Tenuta di produzione industriale e livelli occupazionali, servono grandi alleanze"

“Un altro anno che consegna ancora una volta a Siena il podio delle città più care d’Italia, medaglia di bronzo con un incremento dell’inflazione di 1.7% dal 2023 al 2024, che si stratifica sul 2.6% precedente. Sono 434 euro di maggiore spesa per vivere che appesantiscono le già dure condizioni materiali di vita di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati che si sono impoveriti di quasi due mensilità negli ultimi anni.”. Così la Segretaria Generale della CGIL Siena Alice D’Ercole commenta la recente classifica che vede la città del Palio sul podio delle realtà italiane più costose.

“Un impoverimento evidente rappresentato dalle dichiarazioni Isee con 1/3 della popolazione sotto i 7.000 euro, dai dati del mercato del lavoro con la media di durata dei contratti di 7 mesi, dai dati di avviamento dei centri per l’impiego con solo l’8% a tempo indeterminato ed il 92% di contratti precari, dai dati della CGIA di Mestre che rappresentano un territorio con la media delle giornate lavorate che e’ di 3 giornate più alta di quella italiana ma con buste paga più basse di 3 euro rispetto alla media nazionale.” – prosegue la Segretaria.

“In questi territorio oggi si è poveri lavorando e la curva dei redditi futuri è condannata ad un progressivo impoverimento quando l’8% degli occupati nella nostra provincia vive, anzi meglio sopravvive, grazie agli ammortizzatori sociali e quando ci sono 1200 lavoratrici e lavoratori di aziende nazionali e multinazionali che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro, – aggiunge la sindacalista – un numero che rischia di moltiplicarsi perché le crisi che interessano le grandi industrie inevitabilmente travolgono anche la filiera, il tessuto di imprese che lavorano nella componentistica, nei servizi, nella logistica e nel commercio”.

“Una provincia che è sempre meno attrattiva, in cui le infrastrutture sono assolutamente deficitarie ed insufficienti a sostenere un modello di sviluppo adeguato, sia dal punto di vista industriale, che turistico, che di rilancio degli atenei. Un quadro aggravato dall’emergenza abitativa in cui il costo degli affitti pesa ben oltre il 1/3 del reddito degli inquilini, – sottolinea D’Ercole – un territorio che avrebbe bisogno di fare sistema sul turismo per uscire dalla dinamica del mordi e fuggi, di ragionare di distretti per agire economie di scala e sinergie, per attrarre investimenti e non perdere occasioni”.

“Il coro unanime che ieri al tavolo in Provincia sulla vertenza Beko ha visto prevalere l’interesse della città su quello dei colori politici ha rappresentato una bella pagina della politica locale, – dichiara la Segretaria – lo stesso interesse che vorremmo prevalesse su tutte le vertenze che stanno lacerando il lavoro, a partire dagli investimenti sul settore a più alta innovazione del nostro territorio, quello delle biotecnologie e scienze della vita, in cui i 33 milioni per il progetto europeo della rete antipandemie sono certamente un importante risultato ma i ritardi sulla rendicontazione degli oltre 200 milioni legati al PNRR rischiano di ridimensionare l’opportunità che il Biotecnolopo e l’Hub antipandemico potevano rappresentare per la nostra provincia. Perché il rischio di un progressivo disimpegno delle multinazionali è reale, come dimostra GSK, che dai 2900 lavoratori, diretti e somministrati, del 2016, con gli ultimi esuberi, arriverà a meno di 2000 occupati, riducendo il perimetro occupazionale di quasi 1000 unità in meno in 10 anni”.

“Un territorio che avrebbe bisogno di grandi alleanze nell’interesse della tenuta della produzione industriale e della quantità e qualità dell’occupazione, – conclude Alice D’Ercole – altrimenti questa crisi, fatta di costi alle stelle e redditi alle stalle rischia di trasformarsi in un declino irreversibile determinando una bomba sociale sulle spalle e sulla pelle di lavoratori e pensionati della nostra provincia”.



Articoli correlati