Stress test, Mps bocciata
Gli stress test sulle banche, almeno per quanto riguardano le italiane, non regalano sorprese. Dei cinque istituti tricolori soltanto il Monte dei Paschi di Siena non supera gli esami coordinati dall’Autorità Bancaria Europea (Eba), in collaborazione con la Bce e le autorità di vigilanza nazionali. Un risultato per cui Bankitalia parla di «buona tenuta» nonostante la «severità dell’esercizio».
Per le quattro banche «promosse» (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e UBI Banca) l’impatto ponderato sul capitale (CET1) derivante dallo scenario avverso è pari a 3,2 punti percentuali a fronte del 3,8 per cento della media del campione EBA. Comprendendo anche il Monte dei Paschi, l’impatto sarebbe, in termini ponderati, di 4,1 punti percentuali.
Le condizioni del Monte dei Paschi di Siena sono da tempo all’attenzione dell’Ssm, ricorda via Nazionale, aggiungendo che dal novembre del 2013 il gruppo è sottoposto a un piano di ristrutturazione approvato dalla Commissione europea. Circa la metà della complessiva riduzione di capitale registrata dal Monte dei Paschi negli stress test è attribuibile alla diminuzione del margine di interesse, la restante parte è dovuta all’incremento delle deduzioni patrimoniali e delle perdite su crediti e alle svalutazioni sui titoli di Stato detenuti nel portafoglio Afs. Per due terzi circa l’impatto a conto economico è dovuto alla riduzione del margine di interesse. In particolare, sottolinea la Banca d’Italia, l’entità dello shock idiosincratico (pari a 220 punti base), commisurato al rating di partenza della banca (B-), è di gran lunga superiore a quello previsto per banche con rating migliori (25 punti base, per le banche con rating AAA), specie se si considera che tale shock produce i suoi effetti per tre anni consecutivi.
Il coefficiente patrimoniale CET1 fully loaded di Montepaschi crolla al 2,44% prima dell’aumento di capitale annunciato oggi. Lo si legge nei risultati degli stress test sulle banche europee.
Nello scenario base il Cet1 si mantiene al 12,24% rispetto al 12,07% del 2015. Mentre il -2,44% al 2018 è in caso si verificasse lo scenario avverso ipotizzato dagli stress test dell’Eba.