Al Teatro dei Rinnovati arrivano i “Racconti disumani”, dove a dare voce e corpo a due personaggi usciti dai racconti di Franz Kafka è Giorgio Pasotti. Lo abbiamo incontrato dopo il debutto senese che ieri sera ha regalato ai tanti spettatori emozioni e incredulità. Il suo è stato un monologo magistrale, anche se lo stesso Pasotti non lo vuole chiamare così perchè “in scena ci sono due personaggi diversi – spiega- uno scimpanzè e un uomo talpa. Il primo era un cavallo di battaglia del papà Vittorio Gassmann (il direttore dello spettacolo è Alessandro Gassman, ndr) , che recitava in maniera diversa da me, con un parrucchino rosso. Io invece mi trasformo in un “vero” scimpanzè, catturato in Africa e trasportato in Europa. Questo animale capisce che l’unico modo per liberarsi dalla costrizione in gabbia è quello di evolversi, di diventare umano. Il secondo racconto dal titolo “La tana” è invece l’esatto opposto. Rappresento un essere umano che involve in una talpa. Sono due percorsi diametralmente opposti”
Come è stato interpretare questi due personaggi?
“Intanto è una bellissima e faticosissima immersione in due personaggi agli antipodi l’uno dall’altro. Però entrambi richiedono una difficoltà di adattamento psicofisica molto profonda e quindi molto faticosa”.
Il processo di metamorfosi avvene quindi anche attraverso il suo corpo..
“Sì, Alessandro ed io siamo due appassionati di Kafka. Alessandro mi ha chiesto di interpretare quello che faceva il padre, chiedendomi di allontanarmi il più possibile dalla sua interpretazione. Mi ha chiesto di interpretarlo attraverso le movenze”.
Cosa ci domanderemo una volta usciti dal teatro?
“L’essere terrestre più evoluto siamo noi o l’animale? Ma questa è una domanda che, come lo stesso Kafka ci suggerisce, non ha risposta. Per quanto riguarda invece la risposta del pubblico è sempre un grande successo”
Kafka resta attualissimo..
“Non solo Kafka ma i grandi classici di ogni arte rimarranno contemporanei sempre e lo saranno anche fra cent’anni: tutto sta nel modo in cui li si rende al pubblico, la loro grandezza è proprio il poter parlare a tutte le epoche”
Lei ha definito il teatro come la casa dell’attore..
“Si, è così. Noi restituiamo nutrimento al pubblico stesso e loro nutrono noi. Per cui c’è uno scambio di energia che è differente e diverso ogni singola sera, nonostante tu faccia le stesse cose e dica le stesse cose al pubblico. Il teatro è un luogo di profonda energia e di profonda cultura. E poi stiamo parlando di un teatro in Piazza del Campo, che è di per sé qualcosa che ti nutre e inevitabilmente modifica anche dal profondo un artista o lo spettacolo. Domani andrò anche a farmi un giro fra le bancarelle (di Mercato nel Campo, ndr). Siena è una città bellissima”.