Il Tribunale di Siena ha condannato a 2 anni e 4 mesi, con pena sostitutiva di 1700 ore di lavori di pubblica utilità, un uomo della provincia di Siena che aveva reso impossibile la vita alla ex moglie. Maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche, e addirittura l’umiliazione di costringere la moglie a stare nella cuccia del cane. La condanna prevede una pena sostitutiva di 1700 ore di lavori di pubblica utilità insieme a numerosi divieti e prescrizioni, tra cui l’avvicinamento a una distanza di 500 metri alla donna.
Gli episodi contestati fanno riferimento a fatti avvenuti tra il 2022 e gennaio 2024, nonostante i due fossero separati. Un elenco lunghissimo di violenze fisiche e psicologiche, tra insulti sessisti, schiaffi, capelli tirati e mani al collo. In una circostanza, dopo un litigio sfociato in aggressione, dalla quale lei si era difesa, l’uomo per umiliarla, stando alla contestazione, le avrebbe strappato i vestiti spingendola poi con la forza nella cuccia del cane, intimandole di posizionarsi come l’animale a quattro zampe.
“Siamo vicini alla donna che ha azionato il procedimento penale, vediamo comunque i limiti del sistema generale” premette l’avvocatessa Claudia Bini, dell’associazione Donna Chiama Donna. Un copione purtroppo rivisto che di nuovo evidenzia la gravità della violenza di genere. A far però obiettare il Centro Antiviolenza Donna Chiama Donna sarebbero gli anni di condanna troppo tenui rispetto alla violenza subita dalla donna, insieme soprattutto alla possibilità di pena sostitutiva di 1700 ore di lavori di pubblica utilità. “I giorni di lavoro saranno 212, che sono tanti, ma è inutile continuare a creare reati e alzare le pene se poi vengono commutati in ore di lavori socialmente utili, specialmente in casi come questi in cui è improbabile che basti una condanna penale a fermare la violenza, ci sono percorsi da fare oltre alla sentenza. Bene il divieto ma 500 metri non bastano, servirebbero 500 km, e a volte non basterebbero”