Tre indizi fanno una prova, ma, a volte, due dicono già tanto. Nel caso di Fondazione Toscana Life Sciences, la volontà è di produrre in proprio in un futuro non troppo lontano: per lo meno in piccole quantità. Dopo l’accordo con la Difesa a metà gennaio, la prossima settimana la creatura del presidente Landi firmerà un patto con Invitalia, il soggetto statale per gli investimenti amministrato da Domenico Arcuri, ministero dello Sviluppo economico e Regione Toscana.
Al centro, un investimento da 15 milioni che lo Stato farebbe in direzione del polo senese in cambio del 30% di Tls Sviluppo: il ramo operativo della Fondazione. Tls attualmente è impegnata nei test sugli anticorpi monoclonali come cura per il Covid-19 e lunedì inizierà la sperimentazione (la prima delle tre fasi, per poi procedere alla messa in commercio). Per la produzione di questo farmaco si è appoggiata allo stabilimento Menarini di Pomezia, ma con l’ingresso di Invitalia lo scenario è destinato a cambiare.
Con il nuovo accordo, valido fino al dicembre 2025, lo Stato si assicura i diritti d’opzione sulle forniture di medicine a partire dal 2023 (quindi prezzi scontati sull’acquisto), mentre Tls vede arrivare in strada del Petriccio 26,5 milioni di euro: di questi, 500 mila sono forniti dalla Regione, mentre gli altri (15 sono finanziati, il resto a fondo perduto) arrivano dal Mise.
Serviranno a sostenere la ricerca e la realizzazione di un impianto produttivo: dovrebbe essere ospitato in un edificio già esistente concesso da Gsk e occupare 33 persone entro il 2024. L’obiettivo iniziale è realizzare dosi per la sperimentazione (quindi in quantità limitata), ma il passo successivo potrebbe essere il mercato.
Aldo Tani