Al processo d’appello per il pestaggio di un detenuto tunisino nel carcere di San Gimignano (fatti che risalgono al 2018), il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la riduzione della condanna per cinque agenti della polizia penitenziaria accusati, a vario titolo, di tortura, falso e minaccia aggravata con pene comprese tra 3 anni e 10 mesi e 4 anni.
“Non c’è dubbio che il detenuto colpito con pugni, calci e schiacciato a terra per circa 40 secondi sia stato sottoposto ad inutili quanto acute sofferenze fisiche. Gli operatori professionali non avevano certo bisogno di ricorrere a tali eccessi per spostare un piccolo uomo che esce tranquillamente dalla sua cella, convinto di andare a fare la doccia. Ma hanno commesso i fatti in una situazione che è stata pacificamente riconosciuta come difficile” all’interno del carcere di San Gimignano. “E’ evidente – ha detto il pg – che la persona offesa, trascinata per il corridoio tanto da perdere i pantaloni e così, in mutande, ancora trascinata fino ad una cella, dove è stata di nuovo picchiata e lì lasciata mezzo nuda senza neanche una coperta, abbia subito trattamento inumano e degradante”. Per il pg “è stata un’operazione con finalità dimostrative e deterrenti, non un semplice trasferimento di cella” ma è sviluppata in pochi minuti, a parte il lasso di tempo in cui il detenuto è rimasto in cella in mutande e senza coperte. Le lesioni causate sono limitate”. Per questo il pg Squillace Greco ha chiesto la riduzione della condanna.
Prossima udienza il 5 novembre quando sono previste le arringhe dei difensori.