Morire sul posto di lavoro. Una circostanza che nel 2021 non dovrebbe esistere, ma che invece, purtroppo, è una realtà che tocca da vicino in particolar modo la Toscana e il settore dell’agricoltura, che da solo fa registrare quasi il 30% delle morti bianche.
L’ultimo triste episodio è di oggi, con la perdita di un giovane di 24 anni schiacciato da un trattore a Panzano in Chianti (FI) mentre lavorava un terreno in pendenza nell’azienda agricola dello zio. Il mezzo si è ribaltato e non ha lasciato scampo al ragazzo. La tragedia odierna si aggiunge a quella di pochi giorni fa sempre nel Chianti, quando un 59enne è stato travolto dal trattore mentre stava lavorando nelle campagne, sempre in una zona scoscesa.
“Nonostante i proclami, la strage non si ferma” affermano con rabbia CGIL, CISL e UIL. Dopo la tragedia di Luana D’Orazio, la ragazza di 22 anni rimasta stritolata da un orditoio tessile in una piccola fabbrica di Montemurlo (PO) e divenuta subito il simbolo della strage silenziosa delle morti sul lavoro, la Toscana continua a pagare il suo tributo in vite umane alla causa del lavoro. “Indipendentemente dal fatto di essere un dipendente o un professionista, non è concepibile nel 2021 morire per il lavoro”.
Alla fine di Aprile – ultimi dati ufficiali ad oggi disponibili – i decessi sul lavoro erano già stati 19, 4 in più che nello stesso periodo del 2020, ma a maggio e giugno altri ce ne sono stati oltre a questi ultimi. “Una strage, va fermata tuona la CGIL – Tutti lo dicono, si passi dalle parole ai fatti, si investa in sicurezza, in formazione degli operatori, si aumentino i controlli, non mancano leggi, vanno fatte rispettare. Nel caso specifico, nei campi delle nostre splendide colline, si renda cogente il dovere operare con trattori sicuri, con archi di protezione montati e relative cinture di sicurezza ventrali”.
(Foto di repertorio)