La Toscana si conferma sul podio delle regioni italiane con più specialità alimentari tradizionali

Terza regione per numero prodotti agricoli. Il dato dell’Osservatorio Coldiretti

Di Redazione | 30 Marzo 2024 alle 20:34

La Toscana si conferma sul podio delle regioni italiane con più specialità alimentari tradizionali

La Toscana si conferma sul podio delle regioni italiane con più specialità alimentari tradizioni grazie all’ingresso di quattro prodotti: la scola (o spola) tipico del Comune di Vicchio, il bignè orentanese, la pizza orentanese e la Befana di Barga. Con 467 prodotti tradizionali il Granducato si classifica al terzo posto dietro all’inarrivabile Campania (601) e al Lazio (472) e davanti a Veneto (403) ed Emilia Romagna (402). A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati elaborati dal suo Osservatorio Strategico relativi al censimentodelle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. “Le produzioni tipiche e gastronomiche raccontano la storia del nostro territorio; sono un potente strumento di promozione, la principale porta di accesso al turismo che ha permesso a molti borghi e paesi di essere scoperti, apprezzati, ripopolati. Ma hanno anche un ruolo chiave nella crescita e nello sviluppo delle filiere che sono spesso legate a piccole realtà agricole e a particolari momenti della vita delle singole comunità. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Insieme al paesaggio, questo enorme patrimonio agricolo ed alimentare, di cui le aziende agricole sono un presidio fondamentale, è parte della nostra identità. Volani che consentono alla Toscana di essere associata ad un territorio dove si vive e si mangia bene e di essere oggi tra le mete turistiche più ambite al mondo”.

Nell’elenco delle 467 produzioni tipiche tradizionali si va dalla Bistecca alla Fiorentina entrata nella lista nel 2021 e che punta ora alla candidatura Unesco, al pomodoro costoluto fiorentino, dai biscotti di Prato al pecorino delle Colline Senesi. Molti però sono i prodotti censiti che oggi sono considerati a rischio come per esempio la pesca maglia rosa o il fagiolo borlotto nano di Sorano, la gallina mugellese e la mela binotto massese o addirittura reclusi all’esclusivo consumo famigliare come il fagiolo burro toscano o il fagiolo della montagna coltivati. “Una fetta importante della nostra biodiversità rischia di scomparire dalle nostre tavole e dalla nostra dieta a causa di un’offerta standardizzata che privilegia le grandi quantità e le rese. E’ questa la ragione per cui nei banchi dei supermercati troviamo 4-5 varietà di mele e non decine di varietà che il nostro paese potrebbe offrire. Solo in Toscana sono ben tredici di cui nove a rischio estinzione. – ammette la presidente di Coldiretti Toscana – Da qui l’importanza della filiera corta e dei mercati contadini di Campagna Amica che permettono alle aziende agricole di valorizzare e commercializzare molte di quelle produzioni tradizionali che altrimenti sarebbero già scomparse e ai consumatori di apprezzare sapori non omologati”.

Il grande contributo ai primati delle “bandiere del gusto” arrivano dalla categoria degli ortaggi e della frutta (193) a conferma della straordinaria biodiversità vegetale della nostra regione seguita da pasta fresca e prodotti della panetteria, pasticceria e dolci (125) e dalle specialità di carne fresche ed insaccati (81). Sono una moltitudine i pecorini, le caciotte, le robiole ed i prodotti caseari vaccini ed ovini (34) che esaltano il link con la sostenibilità e secolare cultura casearia. Ed ancora altri prodotti di origine animale come il miele, propoli e pappa reale (11) ed i prodotti della pesca (10), le bevande analcoliche, distillati, liquori (8) ed infine olii e burro (3) e condimenti (2) in un viaggio del gusto che tocca gli angoli più diversi della regione.

Non è infatti un caso che nei piccoli borghi – sottolinea Coldiretti Toscana – nasca il 92% delle produzioni tipiche secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche. Un patrimonio che spinge a tavola 1/3 della spesa turistica alla scoperta di un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare. E spinge verso la Toscana, nelle aziende agrituristiche, 5 milioni di turisti che arrivano da tutto il mondo per vivere un’esperienza all’insegna del buono, del sano e del bello.



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