Tra scoperte e novità, successo del convegno sul Duomo di Siena

Grande interesse e partecipazione al convegno “Marmi, terre, pigmenti dal Duomo di Siena al Museo dei Fisiocritici: impieghi, conservazione, restauri, nuove scoperte” svoltosi ieri all’Accademia dei Fisiocritici

Di Redazione | 1 Marzo 2024 alle 20:00

Tra scoperte e novità, successo del convegno sul Duomo di Siena

Grande successo per il convegno “Marmi, terre, pigmenti dal Duomo di Siena al Museo dei Fisiocritici: impieghi, conservazione, restauri, nuove scoperte” svolto ieri all’Accademia dei Fisiocritici che ha registrato la partecipazione di un folto pubblico sia nell’aula magna che nella diretta YouTube.

Hanno aperto il pomeriggio i saluti delle quattro Istituzioni senesi che insieme hanno fortemente voluto questo convegno: l’Accademia, l’Università di Siena, l’Opera della Metropolitana e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. Dopo il Presidente dell’Accademia professor Giuseppe Manganelli che ha sottolineato la rilevanza di questa collaborazione e il collegamento fra il Duomo e il Museo di Storia Naturale dell’Accademia dove sono esposti campioni di materiali impiegati nel monumento, il Rettore dell’Opera professor Giovanni Minnucci, prendendo spunto dalla donazione di alcuni esemplari di pietre ornamentali utilizzate nella costruzione della Cattedrale che l’allora Rettore dell’Opera Ferdinando Rubini volle fare all’Accademia nel 1871, ha delineato l’importanza di quel rettorato sotto il profilo dei restauri compiuti su facciata e pavimento del Duomo fra il 1869 e il 1878 resi possibili dal concorso dello Stato, dei Ministeri competenti, del Comune e della Banca Monte dei Paschi, a ulteriore dimostrazione della necessità della collaborazione fra istituzioni diverse.

Il Magnifico Rettore dell’Università professor Roberto Di Pietra ha evidenziato come la varietà delle discipline insegnate anche all’Università di Siena possano insieme riuscire a far “parlare i muri”, ossia i marmi, le terre, i pigmenti, gli elementi architettonici, ma anche svelare la vita delle persone, il sacro e il profano, la storia e le storie legate a un “edificio vivente” come il Duomo di Siena. Di impegno sinergico per la ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio storico artistico architettonico ha parlato il Soprintendente architetto Gabrielle Nannetti sottolineando l’importanza che la ricerca non sia attività svolta in modo settoriale ma un momento di condivisione e massima apertura verso tutte le istituzioni coinvolte.

A seguire le relazioni degli studiosi secondo un percorso che ha preso le mosse dalla descrizione geologica del territorio senese e dell’area del Duomo descritta dal geologo Enrico Tavarnelli del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’ateneo senese, e proseguito dai petrografi Sonia Mugnaini, libera professionista, e Marco Giamello del già citato dipartimento: la prima ha illustrato i materiali e le cave, in particolare quelle della Montagnola senese, da cui sono stati estratti i marmi utilizzati nella costruzione del Duomo e il secondo ha descritto le cosiddette “terre bolari”, ossia le “terre di Siena” provenienti dal territorio dell’Amiata e usate come coloranti naturali per la realizzazione dei dipinti, evidenziando la necessità di approfondire gli studi scientifici sulla presenza di un minerale come la crocoite non presente sul territorio italiano.

Ad illustrare gli interventi manutentivi, conservativi e di restauro che l’Opera del Duomo con tutto il suo personale attua costantemente sulla Cattedrale, è stato l’architetto Enrico De Benedetti, capo dell’area tecnica dell’Opera, mentre ancora Marco Giamello ha descritto, da una parte, le mappature dei materiali e del relativo stato di conservazione del pavimento marmoreo che vengono riportate su un sistema informativo territoriale utile anche per la documentazione degli interventi di restauro e, dall’altra, gli importanti ritrovamenti delle tracce dei trattamenti impartiti da Giovanni Pisano ai marmi della facciata principale e non solo, allo scopo di esaltarne il tono cromatico e aumentarne la durevolezza nel tempo. Altri fondamentali interventi di consolidamento strutturale e conservativo dei marmi sono stati effettuati sui due altari di San Francesco di Sales e di Santa Caterina da Siena situati nella navata destra: a darne conto in dettaglio è stato l’architetto Tarcisio Bratto che si è soffermato anche sulle ardite scelte compiute nel ‘600 dai costruttori di questi manufatti, emerse proprio nel corso dei restauri.

A conclusione del convegno è stata presentata dallo storico dell’architettura Fabio Gabbrielli, del dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’ateneo senese, la novità che, se sarà confermata, sarà una scoperta di portata rivoluzionaria: ossia il rinvenimento di una monofora di età romanica in un ambiente attiguo alla navata sinistra del Duomo: un elemento costruttivo, di dimensioni ragguardevoli, che per la sua struttura e la natura muraria del manufatto fa pensare all’esistenza di un Duomo romanico preesistente all’attuale, risalente al XII-XIII secolo, un tema di grande impatto e sicuramente innovativo che necessita di studi e approfondimenti ulteriori.

Il concorso di tanti studiosi e professionisti di alto livello – dichiarano gli organizzatori – ha così contribuito a gettare nuova luce su un monumento unico al mondo che se da un lato, per la sua bellezza, continua ad attrarre l’interesse di milioni di turisti, dall’altro e contestualmente, per i tanti profili scientifici che lo caratterizzano, continua ad attrarre il mondo degli studi e delle professioni nel tentativo di individuare le migliori tecniche conservative e manutentive: una attività che si è concretizzata, come il convegno ha dimostrato, grazie alla collaborazione fra le quattro Istituzioni senesi”.



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