“E’ il giorno della liberazione, il giorno in cui rendiamo l’America di nuovo ricca”. Lo ha detto Donald Trump firmando i dazi Usa. Per il presidente degli Stati Uniti è la sfida al commercio globale. La tariffa doganale base è del 10%, ma aumenta a seconda dei Paesi. Per l’Ue previsti dazi al 20%, 60% per i “più cattivi”, ovvero quelli con i maggiori squilibri commerciali nei confronti degli Stati Uniti. Per la Cina saranno al 34% e per la Gran Bretagna al 10%.
L’export italiano negli Usa ha superato i 64 miliardi di euro nel 2024, secondo l’Osservatorio economico sui mercati esteri del Governo, con una crescita di oltre il 42% dal 2019 e un leggero calo rispetto al 2023. Tra i Paesi europei, solo la Germania esporta di più. Scondo l’Istat, sono 3.300 le aziende più a rischio, ovvero quelle che risultano “vulnerabili” rispetto agli Stati Uniti. I settori coinvolti sono quelli relativi ai prodotti farmaceutici, i prodotti meccanici, cibo, vino, olio e mobili. “Una barriera che non agevolerà, anzi renderà molto più difficili i traffici verso verso quel Paese – commenta il presidente della Camera di Commercio Arezzo Siena Massimo Guasconi – . I primi ad essere in difficoltà da tutto questo saranno gli stessi cittadini americani che per accedere agli stessi beni dovranno pagare molto di più in un momento inflattivo. Non sarà un bene sicuramente per nessuno, a partire dall’economia e dalla qualità della vita anche stessa degli statunitensi, che non potranno certo sostituire le nostre produzioni con la prospettiva del presidente Trump di installare in quel paese dei loro siti produttivi. Il mercato degli Stati Uniti, come sappiamo, è uno dei nostri primi mercati esportati e quindi anche la nostra economia sicuramente in qualche modo ne risentirà. Monitoreremo con molta attenzione questo effetto”.