Un palco è libertà, ex detenute di Rebibbia in scena a Siena con Le Donne del Muro Alto

A precedere lo spettacolo l’incontro con gli studenti dell’Università di Siena

Di Cristian Lamorte | 9 Aprile 2024 alle 19:00

Il teatro come riscatto sociale, un palco e una sceneggiatura come sinonimi di libertà. Ha fatto tappa a Siena il progetto “Le Donne del Muro Alto” con lo spettacolo Olympe realizzato con donne detenute, ex detenute e ammesse alle misure alternative della Casa Circondariale femminile di Rebibbia. Uno spettacolo ispirato a Marie Gouze, drammaturga e attivista francese, e che vuole essere un autentico invito a riflettere sui pericoli della censura, della negazione della libertà individuale e sull’importanza della cultura come arma di difesa contro le ingiustizie sociali.

“Donne del Muro Alto è un progetto che nasce nel 2013 all’interno del carcere femminile di Rebibbia come progetto di formazione teatrale – spiega Francesca Tricarico, regista e ideatrice di Donne del Muro Alto -. Nel 2020 l’abbiamo portato anche all’esterno lavorando con le stesse donne che avevano lavorato con noi in carcere, che continuano a fare teatro con noi. Il progetto è diventato sia uno strumento di inclusione sociale ma anche di inclusione lavorativa. Lo scopo è di accendere una luce sul tema delle carceri attraverso il teatro, un tema delicato soprattutto in questo momento storico: dall’inizio del 2024 abbiamo circa un suicidio ogni due giorni e mezzo. In particolare vogliamo parlare di detenzione al femminile, e del doppio stigma che le donne vivono quando hanno vissuto un’esperienza di detenzione”.

A precedere lo spettacolo l’incontro con gli studenti dell’Università di Siena e le prove aperte per un evento di natura didattica.

“Siena a noi è particolarmente cara perché la prima tournée che abbiamo fatto con la prima compagnia di attrici ex detenute è stata proprio nella città di Siena – racconta Francesca Tricarico -. Con uno spettacolo che abbiamo prodotto in carcere e che poi abbiamo continuato a presentare anche all’esterno. Siamo nuovamente qui per la terza volta con l’Università di Siena per degli incontri con gli studenti e poi portare il nostro lavoro alla cittadinanza tutta”.

Cristian Lamorte

Giornalista dal 2006 ama il suo mestiere perché gli consente di alzarsi ogni mattina senza sapere cosa farà del resto del giorno. Ama le storie, quelle da leggere e quelle da raccontare. Detesta chi guarda invece che osservare, predilige un ricco silenzio ad un povero sproloquio. Nel tempo libero si dedica ai libri e al cammino, in un costante passo dopo passo lungo la linea sottile tra ragione e follia. La stessa linea che lo spinge a ricercare ogni giorno, dopo essersi svegliato, una nuova pagina da scrivere.



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