Il teatro come riscatto sociale, un palco e una sceneggiatura come sinonimi di libertà. Ha fatto tappa a Siena il progetto “Le Donne del Muro Alto” con lo spettacolo Olympe realizzato con donne detenute, ex detenute e ammesse alle misure alternative della Casa Circondariale femminile di Rebibbia. Uno spettacolo ispirato a Marie Gouze, drammaturga e attivista francese, e che vuole essere un autentico invito a riflettere sui pericoli della censura, della negazione della libertà individuale e sull’importanza della cultura come arma di difesa contro le ingiustizie sociali.
“Donne del Muro Alto è un progetto che nasce nel 2013 all’interno del carcere femminile di Rebibbia come progetto di formazione teatrale – spiega Francesca Tricarico, regista e ideatrice di Donne del Muro Alto -. Nel 2020 l’abbiamo portato anche all’esterno lavorando con le stesse donne che avevano lavorato con noi in carcere, che continuano a fare teatro con noi. Il progetto è diventato sia uno strumento di inclusione sociale ma anche di inclusione lavorativa. Lo scopo è di accendere una luce sul tema delle carceri attraverso il teatro, un tema delicato soprattutto in questo momento storico: dall’inizio del 2024 abbiamo circa un suicidio ogni due giorni e mezzo. In particolare vogliamo parlare di detenzione al femminile, e del doppio stigma che le donne vivono quando hanno vissuto un’esperienza di detenzione”.
A precedere lo spettacolo l’incontro con gli studenti dell’Università di Siena e le prove aperte per un evento di natura didattica.
“Siena a noi è particolarmente cara perché la prima tournée che abbiamo fatto con la prima compagnia di attrici ex detenute è stata proprio nella città di Siena – racconta Francesca Tricarico -. Con uno spettacolo che abbiamo prodotto in carcere e che poi abbiamo continuato a presentare anche all’esterno. Siamo nuovamente qui per la terza volta con l’Università di Siena per degli incontri con gli studenti e poi portare il nostro lavoro alla cittadinanza tutta”.