Da giugno a settembre, in Toscana, quando un terzo dei medici va in ferie, le attività ambulatoriali degli ospedali diminuiscono nel 46% dei casi e chiudono del tutto nel 7% degli ospedali, mentre complessivamente la qualità dell’assistenza sanitaria è compromessa nel 46% dei casi “in modo sensibile”.
Solo il 13% degli ospedali garantisce invece l’invarianza nel numero e nei tempi delle attività negli ambulatori.
A fornire il quadro degli ospedali toscani nel periodo estivo è il sondaggio condotto dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) in 15 unità operative di medicina interna degli ospedali toscani. Dal sondaggio emerge anche che per non portare al collasso gli ospedali 8 medici su 10 saltano i turni di riposo settimanale e oltre la metà aumenta i carichi di lavoro: il 66% è obbligato coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 60% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso. Per i medici che restano a lavoro, spiega Fadoi, il volume di lavoro aumenta nel 73% dei casi e ciò incide “abbastanza” sull’assistenza offerta ai cittadini nel 26% dei nosocomi, “molto” in un altro 20%, “poco” nel 33% dei reparti e nel 20% “per nulla”.
“Nelle medicine interne – spiega il presidente Fadoi, Francesco Dentali – le carenze di organico che vanno ad accentuarsi nel periodo di riposo estivo vanno a rendere più critico il quadro per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati come a ‘bassa intensità di cura’, il che non riflette in alcun modo la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che abitualmente trattiamo nelle nostre unità operative, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri ospedalieri”. Per Giancarlo Tintori, presidente Fadoi Toscana “è bene precisare che questa inevitabile riduzione estiva del personale medico, ma anche infermieristico, non si associa ad una diminuzione dei carichi di lavoro nel reparto di degenza perché, come è ovvio che sia, la necessità di ricovero della popolazione non si riduce in estate; il tutto considerando che sono proprio le medicine interne in tutti gli ospedali a sopperire alla quota maggiore di ricoveri urgenti provenienti dal pronto soccorso”