C’è anche l’Università degli Studi di Siena tra i protagonisti della scoperta sensazionale sulla predazione killer dell’orca sugli squali bianchi nelle coste del Sudafrica che sta cambiando in pochi anni l’ecosistema marino. Ad essere testimone di questa stupefacente osservazione è stato il professore UniSi e Direttore del Centro Studi Squali di Massa Marittima Primo Micarelli, che a giugno scorso con i suoi occhi ha assistito alla strategia di predazione senza precedenti di un esemplare di orca che singolarmente ha attaccato e ucciso uno squalo bianco.
“Diamo la conferma definitiva che le orche sono le responsabili degli attacchi degli squali bianchi – spiega Primo Micarelli, professore UniSi e Direttore del Centro Studi Squali di Massa Marittima -, i cui avvistamenti sono drammaticamente crollati dal 2017 quando per la prima volta hanno subito un attacco. Allora eravamo in grado di identificare fino a sessanta esemplari in una sola spedizione, mentre oggi i numeri si sono ridotti drasticamente, contandoli con le dita di una mano. Questi tipi di osservazioni sono molto importanti perché devono indurre i ricercatori a comprendere quali effetti può avere sull’equilibrio ecologico dell’ecosistema costiero sudafricano perché queste orche stanno destabilizzando notevolmente la catena alimentare”.
Una novità nell’ecosistema oceanico che ha dell’incredibile, dimostrando come un predatore come l’orca abituato a cacciare in modo cooperativo adesso abbia sviluppato una capacità predatoria assoluta contro un altro predatore del mare che fino a questo momento non aveva competitor in natura.
“Dopo più di 20 anni di studi – continua il professore Unisi Micarelli -, vedere questa situazione tragica per gli squali bianchi che stanno fronteggiando un predatore che non dà scampo e che nell’arco di due minuti ha la capacità di cacciare singolarmente con successo animali che sono al vertice della catena alimentare e che solitamente non hanno competitor. Una situazione molto delicata a livello ecosistemico sudafricano che amplifica l’importanza di trovare delle soluzioni a quanto sta attualmente succedendo e siamo contenti di aver dato come gruppo di ricerca dell’Università di Siena e del Centro Studi Squali un contributo importante a questi passaggi fondamentali di approfondimenti”.