‘L’Università vende la didattica a Unicredit. Vergogna!’. Questo il testo dello striscione appeso fuori dal Rettorato dell’Ateneo senese, che porta la firma dell”associazione studentesca Cravos.
“Oggi, 22 Settembre 2023 – si legge in una nota diffusa da Cravos -, il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Siena ha firmato una convenzione triennale con il gruppo bancario Unicredit. Questa convenzione ha lo scopo di creare una collaborazione che, come riportato nel contratto stesso, porterà Unicredit ad avere un ruolo attivo nella messa a punto di attività didattiche e forme di tirocinio, a detta loro per favorire l’inserimento nel lavoro dei laureandi, ma a nostro avviso per ottenere forme di lavoro sottopagato e far aderire la didattica pubblica alle esigenze degli attori privati.
Ci indigna pensare che un’istituzione come l’Università, che dovrebbe essere un centro di ricerca indipendente e pubblico, si possa accordare per una collaborazione così integrata con un istituto di credito privato cosí influente, e ci chiediamo, soprattutto, come ciò possa garantire l’integrità dell’ambiente accademico.
È una vergogna che ad un’azienda privata venga dato tutto questo potere ed è per questo che oggi abbiamo deciso di denunciare pubblicamente l’avvenuto e votare contrari alla misura in CDA.
La ricerca pubblica è un bene comune e deve essere tutelata, poiché le Università devono mantenere il ruolo di formazione dello spirito critico, e in un contesto dove laureandi, dottorandi e assegnisti di ricerca fanno sempre più difficoltà a mantenere la propria posizione accademica senza il supporto economico di un’azienda è impossibile supportare lo svilimento che sta subendo l’istruzione e la ricerca.
In tutta Italia sta diventando sempre più evidente come le Università sembrano essersi completamente piegate alle dinamiche del mercato e siano più simili a scuole di formazione professionale che a luoghi di creazione del sapere.
Ormai ci vogliono più produttivi che pensanti.
Il libero pensiero si avvilisce mentre l’asservimento ai grandi privati cresce sempre di più”.