Montecristo è la più distante dalla terraferma fra le isole dell’Arcipelago Toscano. Prevalentemente montuosa, di roccia granitica, è estesa per circa mille ettari e raggiunge 645 metri sul livello del mare con il Monte Fortezza. Divenuta Riserva Naturale dello Stato nel lontano 1971, affidata allora all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali – Corpo forestale dello Stato – con la condizione che vi venisse promossa la ricerca scientifica, è oggi gestita dall’Arma dei Carabinieri per il tramite del Reparto CC per la Biodiversità di Follonica.
Il valore e l’unicità delle componenti naturali dell’isola gli hanno valso, dopo l’istituzione come Riserva naturale dello Stato, l’inserimento, dal 1996, all’interno del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e il riconoscimento come sito della Rete ecologica europea “Natura 2000” (ZSC – Zona Speciale di Conservazione) e ZPS – Zona di protezione Speciale) ai sensi delle Direttive comunitarie 92/43/CEE e 79/409/CEE.
Per il valore delle attività di studio e protezione l’isola è insignita inoltre, dal 1998, del prestigioso Diploma del Consiglio d’Europa per la Conservazione della natura.
Nei decenni numerose e di varia natura sono state, e sono in corso, le attività di ricerca scientifica condotte sull’isola, con la partecipazione di prestigiose università e Istituti di ricerca. Il monitoraggio continuo delle componenti faunistiche e floristiche occupa inoltre un posto di assoluto rilievo fra i compiti della gestione dell’area protetta esercitata dagli uomini dell’Arma.
È il caso dell’approfondimento delle caratteristiche e della longevità dei plurisecolari alberi di leccio che troviamo negli alti versanti della Riserva, con i loro oltre nove secoli di età (datazione eseguita con metodi scientifici) o dello studio degli habitat di prioritario interesse per la conservazione che fanno di Montecristo un vero e proprio scrigno di biodiversità.
In questo ambito, ricercatori botanici delle Università di Siena e Firenze, in collaborazione con i Carabinieri per la Biodiversità di Follonica, stanno studiando la vegetazione rupicola dell’isola di Montecristo, di grande rilevanza conservazionistica poiché riferibile all’habitat di interesse comunitario “Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica (codice 8220)”.
Il progetto, coordinato dal professor Bruno Foggi, del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di Firenze, e dalla professoressa Claudia Angiolini, del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena, ha coinvolto i ricercatori Unisi, Leopoldo de Simone e Tiberio Fiaschi che, a inizio ottobre, sono stati in missione sull’isola utilizzando droni e GPS con precisione centimetrica per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat e delle sue rare specie vegetali, alcune delle quali, come la Saxifraga montis-christi e lo Hieracium racemosum subsp. amideii, esclusive dell’isola.
Fondamentale, grazie alla partecipazione del Comandante Giovanni Quilghini che ha sostenuto la ricerca sia nella fase progettuale che attuativa, il contributo al progetto del Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica, a cui è affidata la gestione di Montecristo in quanto Riserva Naturale dello Stato. Sostanziale anche il ruolo del Brigadiere Ca. Q. S. Marco Landi e del Maresciallo Ord. Antonio Zoccola, esperti conoscitori di flora, vegetazione e habitat dell’isola, che hanno supportato le operazioni sul campo.
“Questa ricerca – dichiara Leopoldo de Simone – che è la prima al mondo ad usare droni fotogrammetrici ad alta risoluzione per studiare habitat rupicoli, ha permesso di ottenere dati preziosi in un ambiente estremamente difficile da monitorare”.
“Le ricerche – continua la professoressa Angiolini – si sono concentrate in zone particolarmente impervie dell’isola e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia ha permesso una mappatura precisa e permetterà di svolgere un’analisi approfondita dell’ecologia e dello stato di conservazione di questo habitat altrimenti inaccessibile”.
“Questa ricerca – ha commentato Bruno Foggi – va vista in un più ampio quadro di approfondimenti sulla conoscenza degli habitat della Toscana meritevoli di conservazione ai sensi della Direttiva 92/43 CE, che vede i ricercatori dei due Atenei impegnati in una stretta e proficua collaborazione da alcuni anni e di cui il progetto ‘Montecristo’ fa parte”.
“Il progetto – conclude il Colonnello Giovanni Quilghini – mira non solo a migliorare la conoscenza degli habitat di Montecristo, ma anche a promuovere una conservazione efficace delle specie rare e minacciate che vi risiedono. Questo sforzo rappresenta un contributo significativo dei Carabinieri Forestali nella tutela della biodiversità in un contesto di crescente attenzione verso la conservazione degli habitat di rilevanza europea”.